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SPAGNA

Valle dei caduti, l'obiettivo è colpire il cristianesimo

Il governo Sanchez è caduto, ma si prosegue nella profanazione della tomba di Franco trasferendo i suoi resti dalla Valle dei Caduti. Con la solita e falsa retorica. In realtà il mausoleo ospita i caduti di entrambe le fazioni della guerra civile. Ma ciò che si nasconde dietro questa operazione è la guerra che la Spagna ha dichiarato al cristianesimo.

Attualità 24_02_2019

Negli ultimi mesi, il governo spagnolo, ha intrapreso una campagna tendente al patologico contro il generale Francisco Franco. All’impazienza di profanare la sua tomba - oggi nella Valle dei Caduti - e trasferire i suoi resti in un altro luogo, dobbiamo aggiungere il cumulo di falsità, ingiurie, disprezzo con i quali i membri dell’esecutivo hanno infangato il suo nome.

Una buona parte di politici e intellettuali spagnoli è solita presentarci Franco come un facinoroso con pulsioni dispotiche, responsabile della morte di molte persone e del ritardo della Spagna rispetto agli altri paesi europei. Il problema è che questa immagine è interamente falsa: Franco non fu un crudele despota ma uno dei migliori militari della prima metà del secolo XX e neppure la repressione del dopoguerra in Spagna fu molto diversa rispetto a quelle di altri conflitti. 

Forse però la più volgare delle bugie che solitamente vengono pronunciate è quella che si riferisce al ritardo della Spagna rispetto agli altri paesi europei. Durante il decennio degli anni ’60, la Spagna franchista visse uno sviluppo economico davvero sorprendente, convertendosi nella nona potenza industriale del mondo e crescendo a una velocità vertiginosa. 

Il meglio di questo sviluppo, senza dubbio, è legato al fatto che si appoggiò su una legislazione chiaramente ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa: i lavoratori godevano di vastissimi diritti sul lavoro, proliferavano le imprese cooperative e la libertà civile era paragonabile a quella esistente in altri paesi. 

Uno dei grandi obiettivi dell’appena naufragato governo di Pedro Sanchez è stato fin dall’inizio, trasferire i resti mortali di Franco e convertire la Valle dei Caduti in un luogo di riconciliazione. Così come con l’immagine del dittatore, le elites politiche e mediatiche spagnole, hanno costruito attorno al monumento un racconto mitologico. Racconto che vuole sostenere che la Valle dei Caduti è stata concepita da Franco come un mausoleo per se stesso, eretto da circa 20mila prigionieri politici in condizioni di schiavitù. 

In realtà, Franco non ha mai preteso di essere sepolto nella Valle dei Caduti. Se oggi giace lì, e non nel “pantheon” famigliare del Pardo, è perché re Juan Carlos dispose così. Ma c’è di più: lontano da qualunque intenzione faraonica, il dittatore ideò la costruzione di quella basilica, come luogo di riconciliazione tra gli spagnoli dopo la Guerra Civile. In quel luogo infatti sono sepolti i resti mortali di tutti i combattenti di entrambe le fazioni. 

Circa le condizioni dei lavoratori poi - argomento studiato esaustivamente dallo storico Alberto Barcena nel suo libro I prigionieri della Valle dei Caduti - giova dire che i condannati che parteciparono alla costruzione del monumento lo fecero volontariamente. 

Non a caso, per ogni giorno di lavoro, potevano riscattare sei giorni di condanna. Condanna che i detenuti potevano ridurre anche se partecipavano ad attività culturali o mantenevano una buona condotta, per esempio. 

In realtà, l’odio di buona parte dei politici e giornalisti spagnoli va oltre la figura di Franco. Ciò che dà loro fastidio non è che il dittatore riposi nella Valle dei Caduti, ma ciò che la Valle dei Caduti è e simboleggia. 

La profanazione della tomba cui ci riferiamo non è che la prima tappa di un progetto più ambizioso: distruggere la basilica e la grande croce - la più grande di tutta la cristianità - che la sovrasta. Non dobbiamo infatti slegare gli attacchi amministrativi che subisce la Valle dei Caduti dagli atti vandalici che tante chiese europee hanno subito negli ultimi anni. Entrambi fanno parte, in definitiva, dell’irrazionale avversione che il cattolicesimo suscita nell’uomo post moderno.