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Tre riflessioni sul weekend sinodale

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Maria "custode del dialogo" e lo Spirito Santo confuso con lo spirito dei tempi? La visione di Chiesa emersa nel Giubileo delle Équipe Sinodali (24-26 ottobre) è tutt'altro che chiara, ma di sicuro è la strada giusta per il vicolo cieco.

 

Ecclesia 04_11_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

Synod.va, che lo scorso fine settimana ha celebrato il “Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi partecipativi 2025”, è stato molto attivo sui social media con una serie di tweet. Due in particolare hanno attirato l'attenzione, insieme ad alcuni elementi dell'omelia pronunciata domenica dal Santo Padre ai sinodali. Nello spirito del “dialogo sinodale”, vorrei esprimere le mie preoccupazioni.

Maria come test di Rorschach
Mi scuso se mi discosto dalla “teologia via tweet” di Synod.va. In un recente post ci viene assicurato che Maria è la «custode» della «Chiesa sinodale» perché «medita e dialoga».
È la stessa Maria che, «al primo dei suoi segni a Cana di Galilea» (Gv 2,11), sembrava piuttosto prescrittiva: «Fate quello che vi dirà» (v. 5)?
Sì, Maria fa domande. Ma l'atteggiamento fondamentale di Maria è quello dell'obbedienza, del fare tutto ciò che Elohim le diceva. Lei non è ambigua su ciò che Lui vuole. Ed è affidata alla Chiesa come sua Madre (Gv 19,26) per “accompagnare” le anime guidandole alla conversione nel suo Figlio crocifisso, non principalmente come «custode» del dialogo.
Mi oppongo perché non credo che la Madonna debba essere il test di Rorschach teologico di qualcuno.

Lo Spirito su appuntamento?
Lo stesso Synod.va ha pubblicato un altro tweet esaltando le persone sedute in cerchio a conversare. «Scorci della sessione Conversazioni nello Spirito di questo pomeriggio al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi partecipativi 2025» (che nome lungo!)
Recentemente ho espresso dei dubbi su quella che ho definito la “pneumatologia invertita” che sembra affliggere la Chiesa odierna: l'idea che oggi lo Spirito Santo insegni alla Chiesa principalmente attraverso lo Zeitgeist. La modernità secolare sembra ora essere il luogo dell'azione divina; la Chiesa, la resistenza “arretrata” che solo la sinodalità può riformare.
Considerate questa frase complessa: «le Conversazioni nello Spirito di questo pomeriggio». Con tutto il rispetto, non sembra presuntuoso consacrare qualcosa come opera dello “Spirito”, tantomeno come Sua ispirazione? Ciò solleva un'ulteriore domanda: lo “Spirito” ha ora dei momenti prestabiliti per l'ispirazione? (Se sì, sono prima o dopo la Sancta Siesta)?

Che Chiesa è questa?
Nella sua omelia  durante la Messa per il Giubileo sinodale, Papa Leone ha invocato una «Chiesa  umile», non una «trionfante e gonfia di sé stessa», una Chiesa in cui «nessuno possiede la verità tutta intera, tutti dobbiamo umilmente cercarla, e cercarla insieme».
Con tutto il rispetto per il Santo Padre, non so quale Chiesa stia descrivendo. Sembra più l'immagine distorta di un sinodalista che la Chiesa di cui fa parte il cattolico medio. Non è la Chiesa cattolica che conosco e che frequento da decenni, anche se il Papa e io siamo più o meno della stessa generazione. Né sembra che molti cattolici oggi vedano la Chiesa come «trionfante e gonfia di sé stessa». Si può sostenere che piuttosto la vedano come timorosa e incerta. Non pensano che la verità sia una ricerca senza fine di una bandiera che marcia sempre avanti, ma che, con la dovuta umiltà, è qualcosa che già possiedono, almeno in parte. Si chiedono se una Chiesa che non è sicura che la verità che possiede sia tale o sia vera sia un araldo incerto. E io suggerisco loro di pensare che continuare su questa strada, lungi dal “riformare” la Chiesa, la conduca in un vicolo cieco.



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