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NUOVA LEGGE

Taglio dei parlamentari, un regalo ai 5Stelle

Da oggi la riduzione dei parlamentari è legge costituzionale. Ma fatta senza i necessari aggiustamenti istituzionali - previsti da precedenti proposte analoghe - si creeranno gravi ripercussioni sul sistema democratico. È solo una ignobile concessione alla demagogia grillina. 

Politica 09_10_2019

La riduzione dei parlamentari è da oggi legge costituzionale. Anche se mancano ancora alcuni passaggi formali (ad esempio l’adeguamento dei collegi), non è invece pensabile che qualcuno tenti la via del referendum abrogativo (destinato a sicura sconfitta), e dunque dobbiamo sapere che dalle prossime elezioni i parlamentari saranno non più 945 come è sempre stato dal ‘48 in poi, ma 600: 400 deputati e 200 senatori.

Le domande cui vorrei tentare di rispondere sono due: è un bene o un male? A chi gioverà la riforma?

Occorre tener presente che riduzioni analoghe erano presenti nella riforma costituzionale del centrodestra votata dal parlamento nel 2005 e bocciata dal referendum popolare del 2006, e nella riforma costituzionale di Renzi, clamorosamente bocciata dal referendum del 2016. E dunque nessuno può accusare il provvedimento di eresia, tant’è vero che praticamente tutte le forze politiche, sia pure ‘obtorto collo’, alla fine lo hanno votato, salvo casi personali pur numerosi.

Ma, a differenza di quelle due proposte, questa dei 5Stelle è un provvedimento ‘nudo’, senza alcun correttivo, privo della consapevolezza che diminuire il numero dei parlamentari senza apportare alcuna modifica al resto del quadro costituzionale e di governo non è indifferente, anzi può essere dannoso, e anche molto dannoso. La riforma del centrodestra prevedeva un rafforzamento dei poteri del governo e un certo federalismo (la cosiddetta devoluzione), quella di Renzi eliminava il Senato e rafforzava i poteri del governo.
Oggi invece, nulla di tutto questo, nulla di nulla, il che conferma al provvedimento la natura di bandiera elettorale dei grillini, norma anticasta da sventolare alle prossime elezioni.

Perché allora gli altri partiti lo hanno votato? Il PD, che pur aveva votato no nelle tre precedenti votazioni, si è ignobilmente piegato per prolungare la vita del governo, le opposizioni di centrodestra per motivazioni più misteriose, sostanzialmente per paura che un provvedimento così smaccatamente anticasta trovi ampio e indiscusso consenso tra la gente. 

Ma è veramente così? Io credo di no, io penso che la gran massa degli elettori, la gente comune di ogni classe sociale, abbia ben altri problemi che la preoccupano e le angustiano la vita. E la risibile ragione di un risparmio di qualche spicciolo, di fronte alle decine di miliardi coinvolte nella manovra economica, non sia neppure percepita.
Senza contare che, dimostrando in questo modo una subalternità grave alla demagogia dei 5Stelle, si viene a irritare quella parte di elettorato ragionevole che ancora esiste, pur minoritaria, tra gli italiani.

Penso dunque che la riforma serva in maniera eclatante ai 5Stelle: dimostra la loro forza di traino sul resto dei partiti, il timore che incredibilmente suscitano ancora nel sistema politico, fa fare un passo avanti al loro autentico e originario progetto politico, che è quello di distruggere la democrazia rappresentativa per sostituirla con l’illusione di una democrazia diretta, che mai potrà realizzarsi in paesi di milioni di abitanti come l’Italia.

Viene sconfitto il Parlamento italiano, sconfitto e umiliato perché l’unico significato che la riforma ‘nuda’ veicola è: meno parlamentari ci sono, meno danni fanno.
E poiché, come dicevo, una pura eliminazione di parlamentari crea squilibri evidentissimi (basti pensare che numerose e ampie zone periferiche d’Italia rischiano di rimanere senza rappresentanti), una riforma elettorale andrà pur fatta, e rischia di essere fatta nelle condizioni peggiori. Già se ne avvertono le avvisaglie, controvoglia i partiti hanno cominciato a ragionare di proporzionale, ma così facendo partiti storici come Forza Italia e PD rinnegano le loro origini e la loro stessa ragion d’essere; la Lega, dopo una vita spesa predicando il proporzionale, ora tenta di proporre un referendum per una legge maggioritaria, ma sarà costretta a fare marcia indietro. E con una legge proporzionale, al centrodestra, che pur ora sembra tornato unito, potrebbe non bastare una netta vittoria elettorale, il 51% dei voti è lontano dai sondaggi.

Se non fosse la ripetizione di un rito che non ha giovato, i grillini avrebbero ben ragione stanotte di tornare sul balcone di Palazzo Chigi a sventolare le loro bandiere.