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bioetica

Social freezing, la maternità da scongelare a piacimento

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Anche quando avviene per motivi medici presenta aspetti discutibili, ma ora la crioconservazione è un comodo mezzo per aggirare l'orologio biologico: congela ovociti di qualità per fare il pargolo a comando. Servire freddo dopo aver raggiunto tutti gli altri obiettivi. 

Editoriali 04_12_2025

La crioconservazione degli ovociti è una tecnica della fertilità che consiste nel congelare tramite vitrificazione gli ovociti in azoto liquido. Si ricorre a tale tecnica per due motivi. Un motivo medico: la donna è affetta da una certa patologia e deve sottoporsi a terapie che potrebbero danneggiare i suoi ovociti e così vengono conservati in azoto liquido pronti per essere scongelati quando la donna, una volta guarita, deciderà di diventare mamma. Le patologie che potrebbero consigliare la crioconservazione sono delle più diverse: patologie oncologiche, genetiche, autoimmuni, endocrine, ematologiche, etc.

Poi c’è il social freezing, ossia la crioconservazione degli ovociti per ragioni non mediche. In altri termini, la donna in giovane età decide di congelare i propri ovociti perché sono ancora di alta qualità, per poi scongelarli quando finalmente sentirà di essere pronta per diventare madre, ossia dopo che avrà fatto carriera, dopo che avrà raggiunto un certo livello di maturità personale e una sua stabilità emotiva, dopo che avrà trovato l’uomo giusto, la casa giusta, il giusto equilibrio nella vita personale e di relazioni, etc. In tal modo si tenta di bloccare le lancette del proprio orologio biologico.  Tra parentesi ma non troppo: la tecnica dello scongelamento non è priva di rischi, cioè potrebbe danneggiare gli ovociti.

In Commissione Affari Sociali alla Camera la deputata del Movimento 5 Stelle Carmen Di Lauro, tramite interrogazione, ha chiesto al governo dati e informazioni sul fenomeno della crioconservazione in Italia. Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha spiegato che, se per la crioconservazione per finalità mediche i dati ci sono, per quella “sociale” i dati sono pochi, perché nel primo caso i centri sono obbligati ad inviare i dati al Ministero della Salute, nel secondo caso no. Secondo il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita i centri che nel 2023 hanno inviato dati in merito al social freezing sono solo 72 per un totale di 802 cicli iniziati per il prelievo di ovociti. Nel 2014 i centri che avevano comunicato i dati erano 25 e i cicli 113. Dunque il fenomeno è in espansione anche facendo il confronto tra numero di centri e numero di cicli il cui aumento è in proporzione ben superiore alla crescita di centri che hanno comunicato i dati. Per questo motivo  «tenuto conto del progressivo aumento della domanda – ha spiegato Gemmato – questo Governo ha deciso di attenzionare il fenomeno al fine di valutare ogni misura utile, anche di carattere normativo».

Dal punto di vista morale la tecnica della crioconservazione degli ovociti è lecita? No. Nel caso del congelamento per motivi medici, i motivi che spingono alla crioconservazione sono legittimi: una patologia o una terapia che potrebbero intaccare la qualità degli ovociti. Il problema sta nel fatto che, una volta scongelati, il concepimento avverrebbe tramite fecondazione artificiale, pratica intrinsecamente illecita dal punto di vista morale. Dunque i fini sono buoni, ma i mezzi no. Nel caso del social freezing, oltre a questo impedimento, si aggiunge anche un giudizio negativo sulle motivazioni che portano al congelamento degli ovociti. Mettere in coda all’esistenza ciò che dovrebbe stare in testa significa considerare prioritario il proprio Io e considerare il figlio solo come un elemento perfettivo della propria esistenza, un altro traguardo da raggiungere per la propria soddisfazione personale. Il figlio diventa così reificato, ossia diventa oggetto d’arredo della propria vita. Ma prima di arredare una casa, bisogna averla.

Le esigenze naturali che dovremmo assecondare – diventare madre e padre –  vengono invece congelate per tenere sulla fiamma viva le proprie esigenze, i propri obiettivi, i propri sogni. Una volta il sogno di ogni donna era diventare madre. Ora, a causa di una campagna ideologica di matrice femminista ultradecennale, il titolo di madre è spesso percepito come un incubo, come una condanna, un titolo solo carico di plumbee previsioni, foriero di scenari in cui la donna si annichilisce. In tal contesto culturale si acconsente al figlio solo quando si pensa che questo piccolo essere gattonante potrà essere gestito, solo quando si potranno contenere le sue dilaganti pretese perché ormai maturi, agiati, risolti (come si dice oggi), insomma: arrivati in porto. In questa prospettiva la crioconservazione, insieme alla contraccezione, mette in freezer il figlio, che è il nemico per eccellenza della propria felicità secondo il pensiero liberal progressista. Per poi scongelarlo quando si penserà che ormai sarà innocuo.

La crioconservazione degli ovociti allora vuole alterare la linearità del tempo, mettere in pausa la biologia, sospendere la maternità per poi riattivarla a piacimento sposando appieno l’etica individualista che è uno dei tratti salienti della contemporaneità: decidere tutto della propria vita, nell’illusione di essere onnipotenti: quando diventare madre con la contraccezione, l’aborto e la fecondazione artificiale; quanto far durare un matrimonio con il divorzio; a quale sesso ed orientamento sessuale appartenere rispettivamente con la transizione sessuale e l’omosessualità; quanto vivere con l’eutanasia. L’eresia etica dominante del nostro tempo è dunque il vecchio e mai morto egoismo.