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Quando dalle conversioni nascevano le chiese

Una conversione è all’origine della chiesa di Santa Maria Bressanoro, a Castelleone, in provincia di Cremona. L’ebreo sefardita Amadeo Mendes de Silva, rinunciando ad una promettente carriera politica, si convertì al cattolicesimo presso il convento agostiniano di Santa Maria di Guadalupe in Estremadura.

Cultura 08_04_2017

Una conversione è all’origine della chiesa di Santa Maria Bressanoro, a Castelleone, in provincia di Cremona. Intorno alla metà del XV secolo l’ebreo sefardita Amadeo Mendes de Silva, rinunciando ad una promettente carriera politica, si convertì al cattolicesimo presso il convento agostiniano di Santa Maria di Guadalupe in Estremadura. Dopo una visione della Vergine che gli mostrava San Francesco, entrò nell’ordine francescano nell’ambito del quale fondò la congregazione degli amadeiti. Il suo cammino verso la beatitudine e la sua opera di riforma, promossa attraverso una più stretta osservanza della regola, ebbero inizio presso Castelleone, dove si stabilì su richiesta della duchessa Bianca Maria Sforza.

Nel 1460 si avviarono i lavori per la costruzione di un nuovo complesso nello stesso punto in cui i documenti ricordano una chiesa plebana, intitolata a San Lorenzo, già dall’842. Il convento e la piccola chiesa, dedicata alla Madonna di Guadalupe per onorare il luogo della conversione del religioso portoghese, furono affidati a un architetto di cui si ignora il nome ma che senz’altro va ricercato tra le maestranze al servizio della committenza sforzesca. A causa delle soppressioni napoleoniche, però, il convento venne poi in gran parte demolito: scomparvero, così, i chiostri, l’oratorio e  le celle eremitiche.

L’imponente edificio chiesastico, in mattoni a vista, presenta elementi tipici della tradizione architettonica lombarda quali la facciata a capanna e il tiburio ottagonale. La novità architettonica di questa bellissima chiesa è la planimetria a croce greca libera, dove il corpo di base è un ampio quadrato, sormontato da cupola rivestita dal massiccio tiburio, sui cui lati si sviluppano le braccia, sempre quadrate, ma di dimensioni minori. Il portico a tre fornici, il campanile e il coro poligonale furono aggiunti nel corso del XVI secolo.

La robusta mole esterna è alleggerita solo dalla ricca decorazione fittile che sottolinea le linee di ogni elemento architettonico: in particolare, il portale centrale è incorniciato da cinque fasce di terracotta dove formosi putti si arrampicano su tralci di vite. L’austerità del paramento esterno del tempio contrasta con la luce e il colore dello spazio interno: sulle pareti del vano centrale si sviluppa un ciclo pittorico, realizzato alla fine del Quattrocento da un autore rimasto ancora ignoto, il cui fine principale è l’imitazione di Cristo.  E’ composto di ventinove affreschi che raccontano episodi della vita di Gesù, soprattutto la Sua Passione.

Nella scena dell’ingresso a Gerusalemme il Figlio di Dio è rappresentato al centro della scena, benedicente, a cavallo di un asino che qui intende sottolineare la regalità del Cristo, mentre sulla destra tre giovani rappresentano la folla che accolse il Salvatore. Di questi, il primo stende sotto gli zoccoli dell’animale la sua veste rossa e gli altri agitano rami di ulivo in segno di pace.

La cupola, suddivisa in otto spicchi, è una volta celeste rivestita da una moltitudine di stelle che si irradiano dal sole centrale. Alla base corre una teoria di tondi con santi e beati cari alla tradizione francescana. Alla Vergine è intitolata la cappella di destra dove un cinquecentesco ciclo di affreschi racconta i principali episodi della vita di Maria; la cappella simmetrica è, invece, dedicata allo Spirito Santo.