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omofobia

Protestare serve: salta la veglia in chiesa a Lugano

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A Lugano i fedeli si oppongono all'iniziativa dell'Azione Cattolica e la veglia prevista in chiesa viene spostata nella chiesa evangelica. 

Ecclesia 17_05_2025

Acque agitate nel mondo cattolico ticinese. A scatenare i malumori nella tranquilla diocesi di Lugano è stata l’iniziativa, organizzata dalla locale Azione Cattolica, di una «Veglia di preghiera per il superamento dell’omobitransfobia», prevista per mercoledì 21 maggio presso la Basilica del Sacro Cuore di Lugano.

Oltre all’Azione Cattolica Ticinese, organizzatrice dell’evento, la veglia rivendica ufficialmente «il fondamentale supporto e la partecipazione della Chiesa Riformata del Sottoceneri e della Chiesa Cattolica Cristiana della Svizzera, da tempo già sensibili a questi temi». Il tutto pare faccia parte di un progetto denominato “La Porta Aperta – Spazi di Inclusione”, «nato per creare uno spazio di accoglienza per le persone credenti LGBTQIA+, i loro familiari ei loro amici». Nella locandina che promuove l’iniziativa si può leggere anche una frase del Nuovo Testamento: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga» (Atti 10,34-35). Parrebbe che omosessuali e bisessuali vengano considerati un “popolo” a parte.

In realtà, il sospetto che serpeggia è quello di una fuga in avanti da parte dell’attuale dirigenza dell’Azione Cattolica Ticinese, che sembra aver approfittato del delicato momento di transizione che sta vivendo la Chiesa locale. Infatti, a seguito delle dimissioni del Vescovo mons. Valerio Lazzeri, la Diocesi di Lugano è provvisoriamente guidata, dal 10 ottobre 2022, da un Amministratore Apostolico, mons. Alain De Raemy, Vescovo ausiliare della Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. L’iniziativa della contestata veglia è stata quindi assunta in assenza di un Pastore.

Molti sono i sacerdoti che a voce bassa sussurrano il loro disappunto per questo evento, ma ben pochi hanno il coraggio di esprimersi pubblicamente. Alcuni per pavidità, altri perché ritengono “non opportuna” una denuncia coram populo, visto il delicato momento di transizione che sta vivendo la diocesi luganese. Ma se i pastori tacciono, le pecore non restano in silenzio. Diversi laici, infatti, ha deciso di far sentire la propria voce di dissenso rispetto alla veglia. Tra questi vi è Rina Ceppi- Bettosini, storica figura dell’Azione Cattolica Ticinese, per anni presenza attiva nel Consiglio Diocesano, di cui ha rivestito anche la carica di segretario generale. Questa coraggiosa laica, peraltro, ha deciso di mettere per iscritto il proprio dissenso con una lettera inviata a varie personalità, tra cui l’attuale Amministratore apostolico, mons. Alain De Reamy. In quella lettera Rina Ceppi-Bettosini premette di «non essere a digiuno in fatto di conoscenze sulle questioni LGBTQIA+», in quanto da anni ha seguito «gli sviluppi di questa realtà, che molti definiscono giustamente una rivoluzione antropologica», occupandosi di educazione sessuale per più di vent’anni. Spiega anche di aver «viaggiato e seguito conferenze in Svizzera e all’estero, e di aver incontrato esperti, medici e persone omosessuali, transgender e detransitioner».  

Dopo la premessa, l’autrice della lettera spiega che se è vero che «il cristiano ha ricevuto il comando di amare e accogliere tutti, senza giudicare nessuno, creando “porte aperte e spazi di inclusione”», è altrettanto vero che «questo non significa lasciar fuori dalla porta la verità, non condannare il peccato e i comportamenti contro natura per non urtare le persone che praticano l’errore». «La Chiesa cattolica», prosegue Rina Ceppi-Bettisoni, «è chiamata da Cristo ad accogliere con misericordia ogni peccatore, ma per indicargli la retta via, la via della salvezza e non per sdoganare il peccato», aggiungendo che «la Chiesa non fa il bene di nessun peccatore dichiarando che il male è bene o sminuendo l’entità del male fino a presentarlo come accettabile, cosa che sta invece succedendo in modo sempre più preoccupante fuori e dentro la Chiesa di fronte al mondo LGBTQIA+».

Rina Ceppi-Bettisoni, affermando di «esprime anche i sentimenti di molti», denuncia la totale inopportunità della veglia, soprattutto per l’ambiguità del messaggio che rischierebbe di essere trasmesso, ovvero che la pratica omo-bi-transgender non sia in contrasto con la dottrina della Chiesa. E chiude la lettera con alcune interessanti domande: «Che cosa si otterrà una volta superata la così detta “omobitransfobia”? La Chiesa dovrà arrivare a celebrare le unioni tra persone dello stesso sesso, a legittimare le famiglie con due padri/madri con i figli prodotti tramite uteri in affitto/madri surrogate? Dovrà benedire il fatto che si privino i bambini nati da queste unioni del diritto naturale a un padre e a una madre? Inoltre, dato che pregate anche per il superamento della bi-fobia, vi siete chiesti come la Chiesa dovrebbe porsi benevolmente di fronte a una relazione bisessuale?».

La coraggiosa iniziativa di Rina Ceppi-Bettisoni ha conseguito due risultati. Primo, è nata una petizione per riconsiderare l’opportunità della veglia oggetto di contestazione. Secondo, il 14 maggio 2025 è stata revocata la disponibilità a svolgere la medesima veglia nella Basilica del Sacro Cuore. L’evento è stato trasferito nella Chiesa Evangelica Riformata di Lugano.

Anche se questi cambiamenti dimostrano come per i cattolici sia sempre necessario e doveroso reagire rispetto ad iniziative decisamente contestabili, resta il rammarico della posizione assunta dall’Azione Cattolica Ticinese, che non ha revocato la propria adesione alla veglia. Resta, inoltre, da vedere cosa risponderà alla lettera di Rina Ceppi-Bettisoni il responsabile della Chiesa luganese, ovvero l’Amministratore Apostolico mons. Alain De Raemy. Se risponderà.