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medio oriente

Pizzaballa: l'umiliazione di Gaza è moralmente inaccettabile

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La conferenza stampa del patriarca latino di Gerusalemme insieme al patriarca ortodosso Teofilo III: inaccettabile quanto sta subendo la popolazione nella Striscia. Un appello-accusa non contro Israele, ma contro l'attuale politica israeliana che usa la fame come arma.

Esteri 23_07_2025

«Quando si vede con i propri occhi quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è difficile non riconoscere che quel popolo sta vivendo un'umiliazione che è molto ardua da sopportare, moralmente inaccettabile e ingiustificabile». È uno dei passaggi chiave dell’intervento di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, nel corso della conferenza stampa di ieri,  a cui ha partecipato anche il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, al rientro nella città santa, dopo la visita nell'enclave musulmana e  dopo l’attacco israeliano alla parrocchia latina di Gaza dello scorso 17 luglio. Il bilancio dell'aggressione è stato di tre morti e una decina di feriti.

Il cardinale ha poi proseguito: «Gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo causa un profondo dolore, è una condanna. Lo abbiamo visto: uomini che resistono al sole per ore nella speranza di un semplice pasto». Nella sola giornata di ieri, secondo fonti sanitarie della Striscia, sono morti venti bambini per fame.

«A Gaza abbiamo incontrato un popolo schiacciato dal peso della guerra, ma che portava in sé l’immagine di Dio. Abbiamo camminato tra i feriti, i sofferenti, gli sfollati e i fedeli, la cui dignità rimane intatta nonostante l’agonia», ha aggiunto il patriarca ortodosso, Teofilo III, seduto a fianco del patriarca latino. Entrambi hanno lanciato un appello-accusa alla comunità internazionale: «Il silenzio di fronte alla sofferenza è un tradimento della coscienza».

Pizzaballa ha poi aggiunto: «Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Deve esserci una via che restituisca la vita, la dignità e tutta l’umanità perduta. È ora di porre fine a questa assurdità, di porre fine alla guerra e di dare priorità assoluta al bene comune delle persone».
Ma i due patriarchi hanno rivolto anche un pressante invito per la liberazione di quanti sono stati privati della libertà, per il ritorno dei dispersi, degli ostaggi e per la guarigione delle famiglie che soffrono da tempo, in ogni parte».

Troppa devastazione sta provocando questa guerra sproporzionata. Troppe persone sono state uccise ingiustamente. L'equazione, utilizzata come giustificazione della risposta israeliana, ossia che ogni palestinese è un terrorista, è inaccettabile.  A Gaza uomini, donne e bambini vagano disperatamente, mettendo in pericolo la loro stessa vita, tra ruderi e macerie, alla ricerca di aiuti. I due patriarchi sono rimasti impressionati da quanto la fame, arma utilizzata da Israele, sia diffusa tra la popolazione. Zion Hagay, presidente dell'Associazione medica israeliana (IMA), chiede al Coordinamento israeliano delle attività governative nei territori (COGAT) di garantire l'ingresso di forniture mediche e aiuti umanitari di base nella Striscia. Moralmente non si potrà mai giustificare quanto sta accadendo in questo lembo di terra. Pizzaballa sottolinea che, mentre «denunciamo ciò che sta succedendo a Gaza, riconosciamo anche la solidarietà di molte parti della società israeliana. Non siamo contro Israele - sottolinea - non siamo contro il popolo ebraico, ma siamo contrari all'attuale politica a Gaza».

Ma come sarà la Terra Santa alla fine di questa guerra? Il cammino di ricostruzione e riconciliazione sarà lungo, molto lungo. Tra israeliani e palestinesi ci sono troppe ferite difficilmente rimarginabili. Sarà necessario curare queste ferite trasformandole in accoglienza; tramutare l'odio che ormai ha preso il sopravvento in gesti di amore e fratellanza. «Come pastori della Chiesa in Terra Santa, rinnoviamo il nostro impegno per una pace giusta, per una dignità incondizionata e per un amore che trascende ogni confine. Non trasformiamo la pace in uno slogan, mentre la guerra rimane il pane quotidiano dei poveri», hanno concluso i due patriarchi.

Nonostante i ripetuti appelli al cessate il fuoco e a riaprire i corridoi umanitari, nella Striscia si continua a morire sotto le bombe dell’aeronautica e dell'artiglieria. Pesanti bombardamenti si sono verificati in zone che fino a ieri erano state risparmiate. La Jihad islamica palestinese afferma di aver perso i contatti con l’ostaggio Rom Braslavski  detenuto nella Striscia dopo l'ultimo attacco da parte dell’esercito israeliano.

Proprio ieri, il Ministero della Salute di Hamas ha riferito che 134 persone sono state uccise nelle ultime ventiquattro ore. Non si sa più dove seppellire i morti. Gli spazi nei cimiteri sono ormai esauriti anche a causa della loro distruzione e per gli ordini di evacuazione che hanno costretto gli abitanti di Gaza ad abbandonare le aree urbane, privandoli dei tradizionali luoghi di sepoltura vicino alle loro case.

Mentre il controllo ebraico di quel lembo di terra sta procedendo inesorabilmente, Israele e Hamas stanno valutando le condizioni per un cessate il fuoco, che teoricamente metterebbe fine allo scontro armato e per la liberazione di alcuni ostaggi.



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