Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Juan Diego Cuauhtlatoatzin a cura di Ermes Dovico
IL RITRATTO

Per vendetta e per potere: così Renzi tesse la tela

Ora che Renzi ha dato l'addio al Pd, tutti si chiedono che cosa farà. Ma per capirlo è meglio chiedersi perché l'ha fatto: per vendetta contro Zingaretti, Conte e Salvini che detesta e per il suo ego spregiudicato che gli serve per raggiungere il suo unico obiettivo: il potere. Per cannibalizzare il vuoto creatosi al Centro. 

Politica 18_09_2019

“Chi ha più filo tesserà più tela”: il vecchio motto vale più che mai oggi di fronte alla mossa di Renzi. Vincerà lui o il Pd, vincerà lui o Conte, lui o Salvini, lui o un Mister X ancora nell’ombra? A leggere gli editoriali e i commenti della stampa di ieri, tutte le ipotesi sono presenti, ma sono come disegni sull’acqua, fantasie che svaniscono in un baleno.

Il vostro Romano l’Osservatore vorrebbe umilmente porsi un’altra domanda: perché Renzi l’ha fatto? E perché ora?

Rispondo: per ragioni caratteriali e per ragioni politiche.

Caratteriali innanzitutto. Renzi è un vendicativo, uno spregiudicato, un gran manovratore. Renzi vuole vendicarsi di molti. Anzitutto del Pd, che non lo ha mai accettato del tutto, l’ha considerato un intruso, anzitutto la famosa Ditta (il Pci-Pds), che lo ha sempre ostacolato e danneggiato anche quando portava il partito al 42%. Vuole vendicarsi di Salvini, che gli è succeduto nel consenso delle folle dopo il cataclisma del 4 marzo 2018. I due si detestano a vicenda, si sono spesso insultati sanguinosamente, si ritengono reciprocamente la rovina dell’Italia, ma riconoscono il valore l’uno dell’altro (hanno sempre mantenuto contatti diretti in questi mesi) e sperano entrambi di essere i protagonisti dell’OK Corral, l’uno di fronte all’altro, da soli, nella sfida definitiva.

E infine Renzi vuole vendicarsi Conte, che disistima, che ritiene ingrato e fortunato perché ha fatto tutto lui, Renzi, ad agosto, per disarcionare Salvini e inventare il nuovo governo. Ma a Palazzo Chigi ci sta chi non ha fatto nulla, Conte, e non chi ha fatto tutto, Renzi.

E ancora, Renzi si è mosso per ragioni politiche e di potere. Potere, anzitutto: il fiorentino ha un grande ego (smisurato, dicono alcuni), è relativamente giovane, non ci sta a fare quello che aveva promesso (e dagli con le promesse infrante), e cioè il senatore semplice di Fiesole e dintorni. È stato il principale artefice del governo 5 Stelle-Pd, ora ne vuole diventare il principale azionista.

I suoi 30 deputati e 10 senatori saranno decisivi per la vita o la morte del Conte bis, le sue assicurazioni di lunedì notte al presidente del Consiglio in cui lo tranquillizza che sosterrà lealmente il governo valgono come il famoso «Enrico, stai sereno» detto a Letta poche settimane prima di detronizzarlo. Dal punto di vista della tattica parlamentare e delle ambizioni di potere, è un colpo da maestro: Il tripartito 5 Stelle-Pd-LeU diventa un quadripartito, Renzi e i suoi avranno una delegazione nel Consiglio dei ministri, diranno la loro in tutte le questioni politiche e spartitorie. Tutte! E dovranno essere ascoltati con estrema attenzione, perché senza i loro voti sarà difficilissima l’approvazione di qualsiasi provvedimento.

E poi c’è l’aspetto della operazione politica. È qui soprattutto che si vedrà quanto filo ha Renzi per tessere la famosa tela. Le ambizioni, non dichiarate ma chiare, sono enormi: Renzi vuole occupare l’immenso vuoto che si è creato al centro dello schieramento politico italiano, tra la Lega da una parte e i rosso-gialli dall’altra. Quali idee, quali proposte, quali progetti metterà in campo?

Nelle intenzioni l’ex boy scout vuole sottrarre voti, nell’ordine, alla morente Forza Italia, a quelle aree del Pd che non approvano l’ulteriore spostamento a sinistra, ai partitini di centro, agli attuali M5S o ex M5S delusi da Casaleggio, e soprattutto al bacino enorme degli astensionisti.

È un’impresa ad altissimo rischio, difficile soprattutto in questo momento di crisi profonda della società e di liquidità del voto. Ciò che appare possibile in un dato momento, non lo è più due mesi dopo. Chi immaginava a luglio ciò che sarebbe successo dopo? Tutto quello che è successo dopo?

E certamente da ieri tutto è ancora più incerto: la legge elettorale, il prossimo presidente della Repubblica, la data del voto, le prospettive politiche. Per chi ha più filo… la tela è tutta da tessere.