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L'INTERVISTA

Padre Bonino: «La teologia torni a parlare di Dio e della creazione»

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Padre Serge-Thomas Bonino, già segretario della Commissione Teologica Internazionale, in Dieu, Alpha et Omega mira a riportare la teologia sul tema della creazione. Incredibilmente dimenticato dai moderni teologi. 

Ecclesia 07_11_2023
Cappella Sistina, la creazione di Adamo

Nella vita della Chiesa la teologia non è un'optional, ma un'opera indispensabile. Lo sa bene padre Serge-Thomas Bonino, presidente della Pontificia Accademia di san Tommaso d’Aquino, che lancia l'allarme sui rischi della tendenza di certi teologi contemporanei a fare a meno della metafisica, limitando la ricerca di Dio alla sola esperienza storico-culturale. Padre Bonino, che Benedetto XVI volle come segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, ha scritto da poco un libro (Dieu, Alpha et Omega Création et Providence, edito da Parole et Silence, in lingua francese) per riportare al centro del dibattito una grande questione teologica sempre più sottovalutata, quella della creazione. In questa intervista, il domenicano francese ha spiegato alla Nuova Bussola come la teologia può uscire dai margini in cui è stata relegata, evitando vicoli ciechi e tornando a dare il suo contributo naturale al servizio della missione della Chiesa.

Padre Bonino, serviva proprio un libro sulla questione della creazione?
Sì perché non possiamo permetterci di trascurare queste questioni intellettuali. Credo che uno dei problemi contemporanei della Chiesa sia proprio legato al fatto che non si pone più - o non si pone con lo stesso vigore - questo tipo di domande. Perché quello che la gente domanda alla Chiesa sono degli orientamenti sulle questioni fondamentali della vita. Spiegare il posto dell'uomo nella creazione rientra in questi compiti. Rimango colpito, ad esempio, quando parlo con giovani che studiano Darwin a scuola: l'incapacità di spiegare come la teoria dell’evoluzione può conciliarsi con la concezione cristiana diventa un impedimento della fede. Se non troviamo le chiavi intellettuali per risolvere queste domande la gente ha più difficoltà ad entrare in un processo di fiducia in Dio. 

Quali sono gli errori più comuni sulla creazione?
Abbiamo visioni troppo semplicistiche della creazione, come un atto che Dio ha fatto all'inizio per "accendere la macchina". Invece significa che la nostra esistenza in ogni momento dipende dal dono di Dio. L’essere è un dono permanente. San Tommaso ci insegna che creazione significa dipendenza in ogni momento dal dono di Dio. Se Dio non ci conservasse nell'essere, tutto sparirebbe subito. La creazione è il fondamento della religione. La religione significa la consapevolezza di dipendere dall’amore di Dio. Questa è una dipendenza gioiosa. Dipendere da Dio non fa l'uomo schiavo! Questa è una dipendenza che ci fa vivere perché ci mette sotto l’azione di Colui che ci trasmette la vita e ci fa crescere nell'essere.

Questa semplificazione della creazione è diffusa solo tra i fedeli o la riscontra anche nel mondo della teologia?
La dottrina della creazione è sempre stata centrale ma oggi sembra una dimensione trascurata. Abbiamo teologi che rimettono in discussione la dottrina classica della creatio ex nihilo negando che Dio sia all’origine di tutto. Questo avviene soprattutto quando si parla del male e c'è chi sostiene che esso, in qualche modo, preesistesse già. Non si rendono conto che per sottrarre a Dio la responsabilità del male si finisce per sottrargli la totalità degli esseri.

In che modo la conoscenza della dottrina della creazione può essere utile all'uomo contemporaneo per affrontare i problemi di oggi?
Su tutte le sfide antropologiche che abbiamo oggi - cos’è l’uomo, la differenziazione sessuale, il posto dell’uomo nella società - dobbiamo dire che il cristianesimo ha una visione del mondo. E tutte queste questioni antropologiche sono legate al tema della creazione perché l’uomo ha una natura che ha ricevuto da Dio e che deve rispettare e seguire. Oppure pensiamo che l’uomo è autocreatore di sé stesso? Vediamo, dunque, che la questione della creazione tocca i temi più dolenti della contemporaneità. Oggi viviamo in una cultura in cui sostenere l'idea secondo cui l’uomo ha una natura, vale a dire che non è autocreatore di sé stesso, è diventato un problema.

Non trova che questa marginalizzazione di Dio stia prendendo piede anche in una parte della teologia cattolica?
In effetti il discorso su Dio, che dovrebbe essere al centro di tutto, è diventato un punto di disaccordo. I teologi dovrebbero essere d’accordo su questo punto centrale invece si finisce per non parlare di Dio perché ognuno ha la propria idea e rappresentazione. Tanti teologi non aderiscono alla visione “classica” di Dio dimenticando che in realtà essa non è “classica”, ma è la visione biblica e cristiana. Se prima veniva data per scontata la definizione di Dio come Essere perfettissimo, onnipotente, padrone del cosmo e della storia, ora non lo è più. Posso fare un esempio.

Prego.
Qualche anno fa nella Commissione Teologica Internazionale era prevista la redazione di un documento su Dio e i teologi che ne facevano parte non sono riusciti a mettersi d’accordo. Così quel documento non è mai uscito. Succede a volte che alcuni documenti programmati poi non vedano la luce perché i teologi non si mettono d’accordo, ma in questo caso l’oggetto di disaccordo era proprio la visione di Dio che invece dovrebbe essere il punto di partenza di tutta la fede. Purtroppo, c’è questa tendenza a non pensare a Dio come ad una realtà metafisica, ma solo in termini di un aldilà che ci interpella.

Quali sono le conseguenze di tutto ciò anche nella società?
Questo rimette sul serio in questione il primo articolo del Credo: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”. Quest’articolo è il più messo in discussione negli ultimi decenni. Secondo me, la causa principale è l’abbandono del discorso metafisico. La questione di Dio è una questione che riceve una risposta sul piano metafisico. Il risultato è una sorta di cancellazione della dimensione religiosa propria del cristianesimo. Si dimentica che il cristianesimo è una religione e dice che l’uomo esiste in una relazione di dipendenza radicale rispetto a Dio, principio e fine della propria vita, non solo personale ma anche sociale.

Cosa può fare la Chiesa per provare ad invertire la rotta?
Dobbiamo tenere presente che in pochi decenni siamo cambiati di civiltà. C’è stato un cambiamento di cultura, di rappresentare il posto che l’uomo ha nel mondo. La Chiesa deve riflettere su questo dal punto di vista anche intellettuale. Dobbiamo domandarci come siamo arrivati a questo punto e quali sono i movimenti filosofici che spiegano ciò che la gente pensa oggi. La formazione intellettuale del clero ed anche dei laici è fondamentale per capire perché la gente la pensa così. Questo non si fa senza un lavoro intellettuale, filosofico, teologico. Se non siamo in grado di capire perché la gente pensa così, avremo soltanto giudizi superficiali. Ad esempio, chiediamoci qual è la visione dell’uomo che si nasconde dietro alla difesa dei diritti degli animali o dell’ambiente.

A proposito dell’ecologia: crede che stia assumendo i tratti di una religione laica, come più di qualcuno sostiene?
Sì, diventa una religione di sostituzione: non fare la differenziata sembra essere il nuovo peccato mortale! È una religione totalmente esteriore che non esige uno sforzo su sé stessi. Da un certo punto di vista è importante che l’uomo contemporaneo si ricordi di appartenere ad un universo perché questo ci riporta alla questione della creazione. C’è, infatti, una comunione tra l’uomo e la natura, perché ambedue vengono dalla stessa fonte che è Dio. Quindi il rispetto per il creato è il rispetto per Dio. L’ecologia ci costringe a pensare insieme il destino dell’uomo e della natura. Abbiamo in comune l’essere creati, il dipendere dalla stessa fonte. Dunque, bisogna riconoscere questo aspetto positivo. Poi ci sono molte contraddizioni come è evidente nelle posizioni dei partiti verdi che sono favorevoli a tutto ciò che è contro la natura umana come aborto e contraccettivi.

In che modo si contraddicono?
È una contraddizione chiedere di rispettare la natura da una parte e dall’altra presentare il corpo solo come uno strumento al servizio del desiderio soggettivo. Mentre, secondo me, l’ecologia dovrebbe portare a riflettere sulla natura umana oltre a quella esterna. L’uomo ha una natura. Non siamo schiavi della biologia, ma siamo in grado di pensare e orientare la nostra natura, però sempre dentro un circolo che non abbiamo fissato noi. C’è una natura umana che corrisponde al progetto di Dio sull’uomo e che è iscritto nella nostra realtà profonda e dobbiamo rispettare, come ci ha insegnato Benedetto XVI parlando di ecologia integrale.