L'ONU e l'educazione a scuola
Un esperto dell'ONU condanna l'uso a scuola dei nomi e pronomi legati al sesso biologico, così come il vestiario. Invita le realtà LGBT ad entrare nelle scuole.
All'Assemblea generale delle Nazioni Unite del mese scorso, Graeme Reid, esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, ha affermato in un discorso relativo all’educazione scolastica che «i rigidi codici di abbigliamento binari, le regole di aspetto basate sul genere e l'applicazione di norme 'maschili' o 'femminili' creano ambienti di esclusione che danneggiano in modo sproporzionato gli studenti transgender e non conformi al genere. […] In diversi contesti, la collaborazione con le organizzazioni LGBT ha aiutato le scuole a promuovere l'inclusione e garantire pari accesso all'istruzione. Questi sforzi mirati contribuiscono a creare ambienti di apprendimento più sicuri e inclusivi».
Il funzionario faceva anche riferimento ad un report del luglio scorso in cui lamentava che uno dei maggiori ostacoli è «la negazione del riconoscimento di genere per quanto riguarda i registri scolastici, le uniformi e le strutture».
Secondo un rapporto di C-Fam di novembre , le raccomandazioni di Reid sono state ben accolte e «quarantuno stati membri delle Nazioni Unite, tra cui Regno Unito, Israele, Francia, Canada, Germania, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia e Svizzera, hanno espresso un 'forte sostegno' al lavoro dell'esperto indipendente».
E mentre gli USA bocciano sempre più l’ideologia LGBT anche nelle scuole, le Nazioni Unite si attardano su visioni completamente aliene dalla realtà dei fatti e sempre più invise alle persone comuni.


