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A lezione di gender

L'ONU e l'educazione a scuola

Un esperto dell'ONU condanna l'uso a scuola dei nomi e pronomi legati al sesso biologico, così come il vestiario. Invita le realtà LGBT ad entrare nelle scuole. 

Gender Watch 11_12_2025

All'Assemblea generale delle Nazioni Unite del mese scorso, Graeme Reid, esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, ha affermato in un discorso relativo all’educazione scolastica che «i rigidi codici di abbigliamento binari, le regole di aspetto basate sul genere e l'applicazione di norme 'maschili' o 'femminili' creano ambienti di esclusione che danneggiano in modo sproporzionato gli studenti transgender e non conformi al genere. […] In diversi contesti, la collaborazione con le organizzazioni LGBT ha aiutato le scuole a promuovere l'inclusione e garantire pari accesso all'istruzione. Questi sforzi mirati contribuiscono a creare ambienti di apprendimento più sicuri e inclusivi».

Il funzionario faceva anche riferimento ad un report del luglio scorso in cui lamentava che uno  dei maggiori ostacoli è «la negazione del riconoscimento di genere per quanto riguarda i registri scolastici, le uniformi e le strutture».

Secondo un rapporto di C-Fam di novembre , le raccomandazioni di Reid sono state ben accolte e «quarantuno stati membri delle Nazioni Unite, tra cui Regno Unito, Israele, Francia, Canada, Germania, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia e Svizzera,  hanno espresso  un 'forte sostegno' al lavoro dell'esperto indipendente».

E mentre gli USA bocciano sempre più l’ideologia LGBT anche nelle scuole, le Nazioni Unite si attardano su visioni completamente aliene dalla realtà dei fatti e sempre più invise alle persone comuni.