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ROMA

L'ideologia 5 Stelle scarica sulle famiglie l'immigrazione

Annuncio folle della giunta capitolina: 1000 euro al mese alle famiglie che ospitano un richiedente asilo. Si spera così di spalmare su più quartieri la quota degli immigrati. Una misura ideologica, che alimenta il business sulla pelle dei migranti. 

Politica 30_11_2017

1000 euro la mese alle famiglie che ospitano un richiedente asilo. È la nuova ricetta annunciata dall’amministrazione capitolina a guida Cinque Stelle per far fronte un’emergenza immigrazione che, malgrado i proclami del governo, non conosce fine. L’annuncio è stato dato martedì mendiate un’intervista al Messaggero dall’assessore alla Politiche sociali Laura Baldassarre che ha parlato di “accoglienza diffusa” e di “modello” già sperimentato in “Nord Europa”. 

La cifra corrisposta alle famiglie equivale ai 35 euro al giorno che vengono elargiti ai centri di accoglienza che partecipano ai bandi Sprar delle prefetture, messi a punto per dare vitto e alloggio ai migranti che fanno richiesta dello status di rifugiato. “Il traffico di droga rende meno”, disse il ras delle cooperative rosse Salvatore Buzzi parlando di questo business legato ai posti letto che ora il Comune di Roma vuole allargare a tutta la popolazione della città eterna. 

L’iniziativa rientra nel progetto più ampio di ricollocazione di 1655 persone già presenti nelle gradi strutture al collasso che hanno creato diversi problemi di coesistenza con la popolazione locale, come quelle del Tiburtino III e di Tor Sapienza; poi secondo la Baldassarre ci sarà un altro bando per “altri 780 posti”. Sempre dalle pagine del Messaggero, l’assessore della giunta Raggi spiega che le famiglie che accoglieranno i migranti non saranno lasciate sole. Associazioni e università cureranno progetti di inserimento lavorativo che, fra le altre cose, prevedono protocolli con la Croce Rossa e con le Biblioteche comunali. “In generale, saranno censite le competenze professionali di tutti gli ospiti dei centri, ci sono molti informatici”, fa sapere ancora la Baldassarre. 

L’obiettivo del piano è evidente, si cerca di parcellizzare la presenza sul territorio dei migranti per evitare il carico su alcuni quartieri. Peccato che sperimentazioni del genere si siano già dimostrate un flop in numerosi comuni che hanno provato ad incentivare l’accoglienza nelle famiglie. Tuttavia, quest’ultime, anche se ridotte alla canna del gas dalla crisi economica, non sembrano intenzionate ad aprire la porta a sconosciuti la cui domanda di asilo, ricordiamo, viene respinta in oltre in 90% dei casi.

La misura pensata dal Campidoglio appare poi come un beffa poiché arriva all’indomani della pubblicazione della classifica sulla qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani stilata dal Sole 24 Ore. Secondo i parametri analizzati dal quotidiano, Roma scende al 24° posto e arranca proprio sugli indicatori dell’occupazione, con un giovane su tre sotto i trent’anni senza lavoro. Di questi giorni anche i dati Istat che confermano il crollo della natalità, con oltre 100mila bambini in meno in otto anni, e un numero crescente di ragazzi che vanno all’estero per farsi una vita. Insomma, senza fare una lettura forzata, si può dire che le culle vuote e le camere lasciate libere dai giovani, che intanto hanno preso la strada di Londra e Berlino, saranno riempite da ragazzi dell’Africa sub sahariana che saranno formati dai nostri centri per l’impiego. 

Un vero lavoro per i sedicenti profughi spesso però non arriva e resta solo un proclama scellerato che attira nuovi immigrati interessati ad ottenere una regolarizzazione. I Cinque Stelle si rivelano così in linea sia con il governo sia con la tradizione della Sinistra romana che ha gonfiato la capitale di emergenze sociali. Alla controversa questione dei nuovi arrivi nella capitale si sommano anche le oltre 6000 presenze nelle grandi occupazioni di stabili pubblici, animate da rifugiati e irregolari. Nessun nuovo sgombero senza una soluzione alternativa, aveva detto il ministro dell’Interno Marco Minniti dopo gli scontri di via Curtatone dello scorso agosto. Scaricare sulle famiglie la gestione dell’accoglienza ha quindi il sapore di un fallimento annunciato.