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Spagna

La Vuelta boicottata dai pro-Pal col plauso di Sanchez

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Assalto rosso con bandiere palestinesi alla gara ciclistica fino all'arrivo a Madrid. I vincitori premiati di sera e senza pubblico a causa dei violenti che invece riscuotono l’ammirazione del premier spagnolo.

Esteri 17_09_2025
LaPresse (AP Photo/Miguel Oses)

Finalmente il premier spagnolo Sanchez ce l’ha fatta, non gli bastavano gli scandali dei propri ministri, né quelli dei dirigenti del partito socialista, né tantomeno le indagini sugli abusi e malefatte della propria moglie. No, non era soddisfatto "solo" di  questo: il giovane ispiratore della sinistra italiana pretendeva di più e così ha pensato bene di sostenere apertamente le violenze antisemite ed antisportive, sotto l’egida della bandiera palestinese, che un manipolo di esponenti dei centri sociali ha messo in scena nelle settimane della Vuelta, ultima gara ciclistica internazionale della stagione che assegna una maglia rossa al leader e vincitore. La gara, della durata di tre settimane, si è corsa in Spagna dal 23 agosto al 14 settembre. Ebbene, dopo che diverse delle 21 tappe della corsa hanno subito deviazioni di percorso, sospensioni, cancellazioni, interruzioni premature a causa delle proteste e degli atti vandalici, anche la tappa finale dell’arrivo a Madrid di domenica ha subito la stessa sorte oscena.  

Diversi manifestanti, lungo il percorso nella capitale, hanno divelto le transenne, in particolare vicino alla stazione ferroviaria principale di Atocha, nei pressi del museo del Prado e lungo la Gran Via, sede di arrivo. Risultato? La tappa finale è stata annullata.  La polizia nel corso di questi 21 giorni di gara, domenica inclusa, è apparsa rassegnata e, a parte qualche lacrimogeno, nulla ha voluto o potuto fare per intervenire. Diversi i cori scanditi, in un clima acceso sempre di più dall’inizio della corsa a domenica contro Israele e la squadra professionista Israel PremierTech, il cui proprietario e principale sponsor è un imprenditore residente tra gli USA ed il Canada. I cori, anzi le urla stonate, sono parte del festival dell’assurdo di queste settimane: «Dove sono, non si vedono, le sanzioni per Israele?», «Non è una guerra, è un genocidio» e «Boicotta Israele» o «Questa Vuelta la vince la Palestina». La premiazione della tappa di domenica e dei vincitori del tour spagnolo (Jonas Vingegaard è stato il primo classificato) si è potuta svolgere solo nelle ore serali e nel garage dell’Hotel Marriot di Madrid, bandito al pubblico e a gran parte della stampa per evitare che le orde barbariche impedissero ai vincitori di festeggiare. 

Una vergogna che difficilmente sarà dimenticata. Tuttavia, il primo ministro spagnolo, domenica mattina ha dichiarato di provare «ammirazione» per i manifestanti pro-Palestina e per le loro richieste, inclusa l’esclusione del team Israel-Pro Tech dalla corsa. «La Spagna brilla come esempio e con orgoglio. Fa un passo avanti nella difesa dei diritti umani. Siamo d'accordo su una causa giusta», ha sottolineato il premier spagnolo, salutando i gruppi di violenti pro-Pal che assalivano la corsa ciclistica e ne impedivano una adeguata conclusione. La preoccupante volgarità di un primo ministro europeo che giustifica la violenza e l'antisemitismo è senza precedenti nel variegato panorama politico contemporaneo, pur facendo comunque parte di quella tradizione socialcomunista del Novecento che sta riemergendo nei toni e nelle complicità in tutto l’occidente. Lunedì l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha reagito con durezza alle dichiarazioni di Sanchez.

Nel testo leggiamo come dall'arrivo della corsa in Spagna – le prime 4 tappe si erano svolte in Piemonte ed una in Andorra – la Vuelta sia stata interrotta «quasi quotidianamente da azioni violente: individui che si intromettono nel gruppo, lancio di urina e corridori che vengono messi in pericolo, minacciando la loro incolumità fisica. Alcuni hanno subito cadute, infortuni e sono stati costretti a ritirarsi dalla corsa. Di fronte a questi incidenti, gli organizzatori della corsa hanno reagito con rapidità e calma … con esemplare professionalità, nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dello sport … Ci rammarichiamo inoltre che il Presidente del Governo spagnolo ed i suoi ministri abbiano sostenuto azioni intraprese nell'ambito di una competizione sportiva che potrebbero ostacolarne il corretto svolgimento e che, in alcuni casi, abbiano espresso la loro ammirazione per i manifestanti. Questa posizione contraddice totalmente i valori olimpici di unità, rispetto reciproco e pace. Inoltre, mette in discussione la capacità della Spagna di ospitare grandi eventi sportivi internazionali … nel rispetto dei principi della Carta Olimpica».

Speriamo che le sanzioni alla Spagna siano forti, almeno sino alla sconfitta politica di Sanchez e alle sue bande di "fascisti rossi" che forse non avevano ben capito che la maglia del vincitore era proprio rossa, come i loro ideali di sangue per i dissidenti.