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La Bussola Mensile: il lavoro dell'uomo nel piano di Dio

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Liberata dalle ideologie e dalle idolatrie l'attività umana ritrova pieno senso nel disegno divino: è il primo piano della nostra rivista nel mese di maggio. Ed è la chiave di tutta la questione sociale, come ricordava San Giovanni Paolo II.

Attualità 08_05_2025

Maggio è il mese dedicato alla Madonna e al lavoro: due temi che ritornano nel numero in corso della Bussola Mensile. Il direttore Riccardo Cascioli nell’Editoriale sottolinea la rivoluzione che «il cristianesimo ha portato nella storia» per quanto riguarda il lavoro: esso è passato dall’essere considerato una «maledizione, qualcosa da far fare a schiavi e servi», a partecipazione all’azione creatrice di Dio.

Ma ben prima dell’avvento della Rivelazione cristiana viene consacrato il lavoro. Nel racconto biblico della Genesi, Dio è il primo a lavorare, creando il cosmo per sei giorni. E così dice di fare all’uomo: già dalla sua creazione gli impartisce il comando di soggiogare la terra; «il lavoro quindi nasce con l’uomo e ne contraddistingue l’umanità». «Nella misura in cui lo sforzo umano non distrugge la natura ma la rispetta e la fa crescere, esso manifesta l’obbedienza al compito ricevuto da Dio e diviene a pieno titolo suo collaboratore», spiega don Tommaso Pevarello.

Purtroppo, nel tempo, il vero significato del lavoro è stato corrotto dalle ideologie finendo per diventare l’idolo dell’uomo, il quale è arrivato a credere che lo scopo del lavoro sia la sua autorealizzazione. Scopo fondamentale è invece «il sostentamento individuale», «il mantenimento della famiglia» e «il perseguimento del bene comune» affinché ogni persona possa giungere a «conseguire la propria perfezione» spirituale. «Il lavoro pertanto è strumentale allo stesso diritto alla vita», conclude Marco Ferraresi nel suo articolo.

Stefano Fontana ricorda la Laborem exercens, «la prima ed unica enciclica sociale interamente dedicata al lavoro, scritta nel 1981» da San Giovanni Paolo II. Egli per primo delineò l’importante «distinzione tra il lavoro in senso soggettivo e quello in senso oggettivo». L’uomo nel lavoro «realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo». La rilevanza che diede al lavoro fu massima fino a definirlo come «la chiave essenziale di tutta la questione sociale».

La contrapposizione tra due movimenti mariologici dagli anni ‘20 del Novecento esplose durante il Concilio Vaticano II e portò ad un ridimensionamento della Vergine e della devozione mariana. Al seguito del quale si contrapposero massimalismo e minimalismo mariano. Padre Serafino Lanzetta scrive che si arrivò a una «demitizzazione del mistero della Vergine»: «dal non voler fare di Maria una nuova dea, si passò all’aver reso la Madre di Dio una donna come tutte le altre». Ma «l’essere discepola di Maria non può mettere in secondo piano il suo essere Immacolata, Madre di Dio, nostra Madre e Regina, Corredentrice e Mediatrice di grazia».

I salmi imprecatori espunti dalla liturgia: certamente sono passi della Bibbia che possono confondere il fedele, come d’altronde tanti altri passi della Scrittura, ma questo impone semplicemente una maggior spiegazione e interpretazione attingendo ai Padri della Chiesa e alla liturgia stessa. Perché il significato dei «salmi che esprimono imprecazione e vendetta» - spiega Luisella Scrosati, nel suo articolo - è soltanto il grido verso il Signore di colui che si trova «nel bel mezzo dello scontro radicale tra Cristo e il Maligno» affinché l’ira di Dio si riversi sul Male e sul peccato.

«Si sente spesso dire che il soggetto vittima di dipendenza non è colpevole degli atti che compie, perché costretto a compierli dalla dipendenza stessa»: niente di più falso. Tommaso Scandroglio delinea i criteri di responsabilità soggettiva di una persona in campo morale, i quali determinano la natura del peccato (mortale o veniale). Se, all’inizio di una dipendenza, il soggetto avrà una piena responsabilità in quanto «capace di intendere e di volere»; durante la dipendenza, la sua responsabilità non sarà piena, in quanto la sua volontà viene compressa dal vizio e il peccato, in questo caso, passa da mortale a veniale.

Giorgio Cavallo smaschera il falso mito sull'anima delle donne, che i medievali avrebbero messo in dubbio: tutto nasce da una domanda linguistica, che oggi sarebbe quanto mai attuale, posta da un vescovo francese nel 585 durante un sinodo provinciale, ovvero se il termine homo potesse includere anche la donna. Da qui, un pastore protestante del XVII secolo inventò la diceria che nel Medioevo si disquisiva sull’esistenza dell’anima delle donne. Il mondo illuminista non perse l’occasione per amplificare la notizia e renderla di dominio pubblico solo per diffamare il cristianesimo. Oggi, però, «quella del concilio di Mâcon è riconosciuta come una fake news anche dalla comunità accademica».

Stefano Chiappalone racconta Ostrov – L’isola, pellicola incentrata sulla preghiera attraverso il dramma di un monaco «perseguitato da una colpa remota» e che infine trova la pace nella continua invocazione della misericordia divina. Il film ha portato molte conversioni fra gli spettatori, non solo grazie al personaggio di padre Anatoly ma anche grazie alla testimonianza di vita dell’attore, Pyotr Mamonov, che ha lottato per uscire dalla dipendenza dell’alcol e che «è riuscito, con l’aiuto di Dio, pregando costantemente il Signore, a purificarsi così profondamente da essere pronto per il Regno dei Cieli».

Al giorno d’oggi, la scelta del padrino e della madrina per un battezzando o per un cresimando spesso non viene fatta in base a criteri di fede ma sulla base di amicizie e parentele. Le norme della Chiesa sono abbastanza restrittive per quanto riguarda i requisiti per svolgere tale incarico, ricorda don Stefano Bimbi: «aver compiuto il sedicesimo anno di età; essere cattolico/a, e non aderire ad altri movimenti religiosi o comunque contrari alla Chiesa; aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana; non essere in situazione di irregolarità nella vita matrimoniale». Spesso, purtroppo gli stessi sacerdoti non fanno applicare queste regole per non essere invisi ai fedeli ma dobbiamo sempre ricordare che alla fine, «nel giorno del giudizio, ciascuno dovrà rendere conto a Dio, mica agli uomini».

Il Santo Rosario è certamente la devozione mariana più conosciuta e diffusa, «raccomandata da Maria stessa nelle sue apparizioni e dalla Chiesa», ma non è la sola che porta numerose grazie fra i fedeli. La Corona dei Sette Dolori di Maria Santissima, per esempio, fra i tanti frutti, ha portato anche all’istituzione di una compagnia dedicata proprio a Maria Addolorata. Alcune sono state confermate dalle stesse apparizioni mariane, come la Coroncina delle lacrime della Madonna che è «culminata nei famosi eventi di Siracusa e di Civitavecchia». Altre, come la pia pratica delle Tre Ave Maria, quella delle Mille Ave Maria e la coroncina dedicata ai Dodici Privilegi di Maria sono nate grazie alla devozione di alcune sante. Padre Mario Piatti sottolinea quindi «la rilevanza che la figura della Madre di Cristo ha avuto e continua ad avere presso il popolo di Dio» in tutte le epoche.

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