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MULTICULTURALISMO

Inghilterra e scontri etnici: basta un commento per finire in galera

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In Inghilterra, nonostante lo "svuota-carceri", le prigioni si riempiranno di persone condannate per i riots etnici di agosto. Fra questi anche molti che hanno solo scritto commenti sui social. 

Attualità 21_08_2024
Keir Starmer e la polizia (La Presse)

In Inghilterra svuotano le carceri liberando i criminali comuni e le riempiono di nuovo con persone che hanno commesso un reato d’opinione. Davvero? O è una fake news? Parrebbe veramente una fake news o uno scenario di fantapolitica, come V per Vendetta, anche se il governo attuale è laburista, mentre i cattivi al potere, in V, erano degli estremisti conservatori.

Eppure si tratta di una notizia che, almeno in parte, è vera. Andiamo per gradi. Il sovrappopolamento delle carceri non è un problema solo italiano e in Inghilterra, in particolare, non è un problema nuovo. Nel paese con uno dei più alti tassi di incarcerazione d’Europa, il governo Keir Starmer ha ereditato dai precedenti governi conservatori una situazione difficile delle carceri. Il problema, però, è peggiorato quando più di 1.100 persone sono state arrestate a seguito degli scontri etnici nelle scorse settimane. Per ovviare al problema del sovraffollamento, prima di tutto, i nuovi arrestati rimarranno internati nei commissariati di polizia. Quando si libera una cella in una delle oltre 100 prigioni inglesi, allora un sospetto può essere tradotto di fronte a un giudice per la sentenza, ma non prima.

Per settembre sarà effettuata una misura “svuota carceri”, che prevede la scarcerazione dei prigionieri che abbiano scontato almeno il 40% della loro pena dietro le sbarre. Il limite del 40% è una riduzione rispetto all’attuale 50%, il minimo indispensabile per candidare un carcerato all’uscita anticipata. Questa misura non è dovuta ai riots e alla necessità di far posto a nuovi prigionieri: era stata decisa e annunciata all’inizio di luglio.

Le prigioni si svuoteranno, dunque, di molti dei criminali comuni, però accoglieranno chi si è reso colpevole di violenza nei riots etnici di inizio agosto. Ma fra questi ultimi non ci sono solo gli autori materiali di vandalismi, pestaggi, incendi e distruzioni di proprietà. Ci sono anche quelli accusati di “istigare all’odio”, i colpevoli di hate speech. Fra questi, per esempio, c’è David Spring, ferroviere in pensione di 61 anni, condannato a 18 mesi di carcere perché ha bestemmiato contro Allah, in una delle prime proteste a Londra, nei pressi di Downing Street, il 31 luglio. Se avesse bestemmiato in Pakistan, per quelle stesse parole, avrebbe potuto essere condannato a morte. Ma, sebbene sia prevista una pena molto inferiore, dobbiamo prendere atto che anche nel Regno Unito un’offesa all’islam è un reato punito con il carcere.

Il premier Keir Starmer aveva avvertito che il Web “non è una zona priva di leggi”. E «non solo chi è personalmente coinvolto [nei disordini etnici], ma anche chi lo è da remoto, è colpevole e finirà di fronte a un giudice se ha violato la legge». Non esagera chi afferma che “basta un post sbagliato per finire in carcere”, perché sta accadendo esattamente questo. E il ministero dell’Interno lo dice espressamente nella sua campagna di sensibilizzazione, “Think before you post” (pensaci prima di pubblicarlo).

Il 29 luglio, lo stesso giorno in cui il 17enne Axel Rudakubana ha pugnalato a morte tre bambine e ha ferito altre otto persone (è questa la scintilla che ha dato origine ai riots anti-immigrati), una donna di Chester, dopo aver sentito la notizia da fonti evidentemente inattendibili, l’aveva rilanciata sui suoi profili social, chiamando l'assassino con un nome arabo, un “immigrato musulmano” (non era vero: è un cittadino britannico di genitori ruandesi) che era “arrivato su un barcone” (invece è nato a Cardiff). Non essendo una giornalista non si era attardata troppo a verificare le notizie e aveva rilanciato la notizia così com’era, aggiungendo solo la formula dubitativa, «se questo è vero, allora scoppia l’inferno». Oggi questa donna è stata arrestata l’8 agosto e rischia più di un anno di carcere.

Ancora più surreale la vicenda di Dimitrie Stoica, di Derby, che aveva pubblicato un video su TikTok in cui diceva di essere in fuga dagli scontri e inseguito dai estremisti di destra. Si trattava di uno scherzo, ma le autorità non hanno riso e il 9 agosto è stato condannato a tre mesi di carcere per aver diffuso disinformazione e falsi allarmi.

Sull'account ufficiale del Crown Prosecution Service si trova già un elenco di persone condannate a più di un anno di carcere per aver pubblicato “materiale scritto volto a istigare l’odio razziale”: 28 mesi, 32 mesi, pene veramente lunghe.

Quindi, no, non è una fake news dire che le carceri, che comunque dovevano essere alleggerite di molti prigionieri, d’ora in poi si riempiranno di molti nuovi "ospiti" che in certi casi sono colpevoli di avere scritto il commento sbagliato, o girato il video sbagliato, al momento sbagliato. E con gli applausi dell’Ue che, proprio in questi giorni, sta decidendo come punire un intero social network, X (ex Twitter) di Elon Musk, colpevole di non “moderare” (leggasi: censurare) abbastanza i contenuti dei suoi utenti. Almeno su questo aspetto, Bruxelles dimostra di essere ancora in linea con Londra, nonostante la Brexit.