a cura di Riccardo Cascioli
  • Covid-19 e violenze domestiche

In Malaysia in aumento del 57 per cento le denunce di violenze domestiche

Da oltre un anno c’è preoccupazione nel mondo per il sensibile aumento dei casi di violenza domestica per effetto della pandemia di Covid-19 che ha aumentato povertà, disoccupazione e in genere problemi economici, ha costretto molte persone a una più stretta e costante convivenza e ha fatto venir meno il controllo esercitato dalle istituzioni scolastiche, chiuse per lunghi periodi, e dalle associazioni impegnate a prevenire le violenza domestica e ad assisterne le vittime, che hanno dovuto ridurre e in certi casi sospendere i servizi. In Malaysia, la Women’s Aid Organization che fornisce ospitalità, assistenza e aiuto materiale a donne e bambini vittime di abusi sostiene che, in base ai dati raccolti, i casi di violenza domestica denunciati sono aumentati del 57 per cento dall’inizio della pandemia. I centri negli ospedali che curano le vittime sono oberati di lavoro, l’elevato numero di casi rende più difficile rispondere a tutte le richieste di aiuto. Di conseguenza molte violenze non vengono neanche denunciate e c’è meno attenzione alle situazioni di rischio. La stessa polizia ha allentato i controlli dovendo concentrare il personale sul compito di assicurare il rispetto delle misure di contenimento della malattia. L’allarme – ha spiegato all’agenzia di stampa AsiaNews il direttore dell’organizzazione Charlene Murray – riguarda la mancanza di sostegno adeguato e di alternative a un rientro nell’ambito domestico dove spesso ha origine la violenza:  “a meno che non ci siano dei feriti, la maggior parte degli ospedali garantisce solo servizi essenziali alle vittime e non li incoraggia a pernottare nelle strutture sanitarie per timore dell'esposizione al Covid-19. Questo espone le donne a ulteriori rischi al rientro a casa”.