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L'UDIENZA

«Il Sinodo non è un Parlamento»

Concluso il ciclo sulla Chiesa, papa Francesco ha iniziato il ciclo di catechesi dedicato alla famiglia cercando anzitutto di fare chiarezza su cosa è stato il Sinodo 2014, su cosa è successo veramente, sul ruolo dei media e su quali documenti devono essere considerati ufficiali.
- Questionario Sinodo, conviene rispondere

Ecclesia 10_12_2014
Papa Francesco

All’udienza generale del 10 dicembre 2014 Papa Francesco ha ringraziato il Signore per il lungo ciclo di catechesi sulla Chiesa appena concluso, invitando i fedeli a proseguire la meditazione sul tema - i nostri lettori possono farlo attraverso i commenti che ogni mercoledì abbiamo fedelmente pubblicato poche ore dopo le udienze  - e annunciando un nuovo ciclo, dedicato alla famiglia e al necessario collegamento fra il Sinodo straordinario del 2014 e il Sinodo ordinario del 2015.

In questa prima catechesi, il Papa ha voluto fare chiarezza su che cosa è stato il Sinodo straordinario del 2014, su che cosa è successo veramente, sul ruolo dei media e su quali documenti devono essere considerati ufficiali e «prodotto» autentico del Sinodo. Durante l'assemblea, ha detto il Pontefice, «spesso la visione dei media era un po’ nello stile delle cronache sportive, o politiche: si parlava spesso di due squadre, pro e contro, conservatori e progressisti, eccetera». Di qui la necessità di «raccontare quello che è stato il Sinodo», e di farlo sentire ai fedeli dalla viva voce del Papa.

«Anzitutto - ha spiegato Francesco - io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire tutto quello che avevano nel cuore, con coraggio. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, non c’è stata. Ognuno poteva, di più: doveva, dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente». Questo, ha precisato il Papa, nella Chiesa è sempre successo, fin dai tempi degli apostoli, che tra loro discutevano non meno vivacemente dei padri sinodali. «'Ma, padre, questo farà discussione’. È vero, abbiamo sentito come hanno discusso gli apostoli. Dice il testo: è uscita una forte discussione. Ma, si sgridavano fra loro, gli apostoli, sì! Perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Era una cosa nuova. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e quello non è una cosa brutta!».

Certamente, ha ammesso il Pontefice, se venissero presentati punti di vista che negano le «verità fondamentali» della dottrina della Chiesa, si tratterebbe di qualcosa di negativo. Ma in realtà «nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, nessun intervento, cioè: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055-1056). Questo non è stato toccato».

«Questo è stato lo svolgimento dell’Assemblea sinodale - ha aggiunto il Pontefice -. Alcuni di voi possono chiedermi: ‘Ma, padre, hanno litigato i Padri?’. Ma, non so se litigato, ma che hanno parlato forte, sì, davvero, eh! E questa è la libertà, è proprio la libertà che c’è nella Chiesa». Del resto, «tutto è avvenuto “cum Petro et sub Petro”, cioè con la presenza del Papa, che è garanzia per tutti di libertà e di fiducia, e garanzia dell’ortodossia. E alla fine con un mio intervento ho dato una lettura sintetica dell’esperienza sinodale».

Francesco ha precisato che la tanto controversa «Relazione dopo la discussione» era «una prima proposta», da integrare con le successive relazioni dei gruppi di lavoro divisi per lingua che «sono state subito pubblicate. Tutto è stato dato, c’era la trasparenza perché si sapesse quello che accadeva». Da «tutti i suggerimenti emersi dai gruppi linguistici» è nata la Relazione finale. E, «come sempre, è stato approvato anche un Messaggio finale del Sinodo, più breve e più divulgativo rispetto alla Relazione». «Dunque, i documenti ufficiali usciti dal Sinodo sono tre: il Messaggio finale, la Relazione finale e il discorso finale del Papa. Non ce ne sono altri». Con queste parole, il Papa ribadisce un punto importante, e conferma che la «Relazione dopo la discussione» e le relazioni dei gruppi di lavoro, per non parlare delle interviste e dei briefing, non sono «documenti ufficiali del Sinodo», ma solo materiali preparatori - in parte poi criticati e scartati dall'assemblea - e non è lì che bisogna cercare il suo messaggio. 

Che succede ora? «La Relazione finale, che è stata il punto di arrivo di tutta la riflessione, delle diocesi fino a quel momento, adesso, ieri è stata pubblicata e viene inviata alle Conferenze Episcopali, che la discuteranno in vista della prossima Assemblea, quella Ordinaria, nell’ottobre 2015. Dico che ieri è stata pubblicata, prima era stata pubblicata, ma ieri è stata pubblicata con le domande che si fanno alle conferenze episcopali, proprio diventa lineamenta del prossimo Sinodo». Dunque «ora questa Relatio torna nelle Chiese particolari e continua in quelle Chiese il lavoro di preghiera, riflessione e discussione fraterna al fine di preparare la prossima Assemblea». Come abbiamo spiegato su questa testata, è bene che a questo lavoro - sulla base del questionario - partecipino, secondo le modalità che saranno stabilite da ogni conferenza episcopale, le parrocchie, i movimenti, i gruppi, non lasciandone il monopolio ai soliti noti (leggi qui).

Nel frattempo, Papa Francesco ha voluto insistere sulla differenza fra il cammino dei due Sinodi e un processo politico o parlamentare. «Dobbiamo sapere - ha detto - che il Sinodo non è un parlamento, viene il rappresentante di questa Chiesa, di questa Chiesa, di questa Chiesa… No, non è questo. Viene il rappresentante, sì, ma la struttura non è parlamentare. È totalmente diversa. Il Sinodo è uno spazio protetto affinché lo Spirito Santo possa operare; non c’è stato scontro tra fazioni, come in Parlamento, quello è lecito in un Parlamento, ma un confronto tra i Vescovi, che è venuto dopo un lungo lavoro di preparazione e che ora proseguirà in un altro lavoro, per il bene delle famiglie, della Chiesa e della società». 

Il Sinodo ha certo un aspetto di confronto che gli osservatori esterni possono ricostruire con uno sguardo «politico». Ma ultimamente un Sinodo non è politica. Il Papa ha voluto ricordare che, se siamo cattolici, dobbiamo credere che dove i vescovi sono riuniti con il Pontefice lì opera lo Spirito Santo. E dove c'è la Chiesa - Francesco lo ha ricordato anzitutto ai padri del futuro Sinodo del 2015 - lì c'è anche la Vergine Maria, alla cui intercessione vanno costantemente affidati il Papa, i vescovi, le famiglie. 

- Questionario per il Sinodo, conviene rispondere, di M. Introvigne