Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
C-PAC 2021

Il ritorno di Trump sulla scena, per riunificare i Repubblicani

Che cosa cambia con la C-Pac che ha visto il ritorno sulla scena pubblica di Donald Trump, per la prima volta dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca? Fresco di assoluzione nel processo di impeachment, l’ex presidente appare più combattivo che mai, smentisce le voci sulla fondazione di un nuovo partito e non annuncia la sua candidatura per le elezioni del 2024, lasciando la porta aperta ad altri candidati.

Esteri 02_03_2021
La statua d'oro (per i selfie)

Che cosa cambia con la C-Pac che ha visto il ritorno sulla scena pubblica di Donald Trump, per la prima volta dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca? Fresco di assoluzione nel processo di impeachment, l’ex presidente appare più combattivo che mai, smentisce le voci sulla fondazione di un nuovo partito e non annuncia la sua candidatura per le elezioni del 2024, lasciando la porta aperta ad altri candidati.

La C-Pac è la conferenza annuale dei conservatori (Conservative Political Action Conference) ed è un termometro degli umori e delle tendenze del movimento politico più influente della destra americana. Non tutti i repubblicani sono conservatori, ma, almeno dai tempi di Reagan, dunque dagli anni 80, il moderno movimento conservatore è dominante nel Partito Repubblicano, così come quello liberal lo è nel Partito Democratico. Fatta questa dovuta premessa, il movimento conservatore ama Trump. Nello “straw poll”, il sondaggio informale che si ripete ad ogni edizione, il 55% ha votato per Trump come prossimo candidato presidente, più di 30 punti in più rispetto al secondo arrivato, Ron De Santis, governatore della Florida.

Lo stesso Ron De Santis, padrone di casa, visto che la conferenza si teneva a Orlando, in Florida, ha tenuto un discorso molto “trumpiano”, proprio a partire dalla premessa sulla politica anti-Covid: “Benvenuti in Florida, un’oasi di libertà in una nazione che soffre sotto il giogo di lockdown oppressivi. In troppe parti del Paese vediamo scuole chiuse, saracinesche abbassate, vite distrutte”. De Santis rivendica di aver tenuto una linea politica di massima apertura possibile, con risultati positivi: una mortalità più bassa della media nazionale e una disoccupazione ai minimi termini. Gli fa eco Kristi Noem, la governatrice del South Dakota (“il Dakota con il clima più tiepido” come ironizza lei), che ha applicato un modello di massima apertura e nessun divieto, come in Svezia, registrando un tasso di mortalità ancora più ridotto. Con un discorso a 360 gradi, che ha fatto notizia solo per la polemica a distanza con Fauci (il virologo a capo della task force anti-Covid, ora consigliere di Biden), la governatrice, nata nel movimento Tea Party e astro nascente nella politica conservatrice, ha rivendicato il successo di un modello di governo che i Democratici vorrebbero distruggere: quello del governo limitato dalla Costituzione, fondato sulla libertà individuale.

Donald Trump ha occupato “tutto lo schermo”, con un discorso di quasi un’ora e mezza, in cui ha fatto a pezzi l’amministrazione Biden: “In appena un mese, siamo passati da America First ad America Last” è già un meme di successo su tutti i social network. L’ex presidente ha dedicato tutta la prima parte del suo discorso all’immigrazione, rimproverando al suo successore di aver fermato la costruzione del muro e di aver annunciato la moratoria per gli immigrati illegali, che incoraggerà certamente nuovi flussi. Ha attaccato sulle scuole “L’amministrazione Biden sta rovinando la vita agli studenti americani chiudendo la scuola e sta promuovendo programmi di istruzione per gli immigrati illegali”. Rivendica il successo della campagna vaccinale, impostata interamente dalla sua amministrazione e semplicemente ereditata dalla presente. Difende il Secondo emendamento della Costituzione (libertà di portare armi). Condanna la chiusura improvvisa del progetto dell’oleodotto Keystone XL, con tanti posti di lavoro bruciati. In generale, attacca la politica energetica, sottolineando il disastro delle rinnovabili nei blackout della California d’estate e in quello del Texas appena concluso. Attacca sulla politica estera, sull’Iran, in particolare: “non si può spingerlo a negoziare di nuovo rimuovendo prima le sanzioni”. E, in un passaggio che ha già fatto esplodere l’opinione pubblica di sinistra e le femministe, ha accusato l’amministrazione Biden di condurre una politica contro le donne, ammettendo anche “i transgender, biologicamente maschi, nelle competizioni sportive con le donne”.

Ma oltre alle critiche sulla politica democratica, che cosa propone il “trumpismo”, come Trump stesso lo definisce? Tasse basse, deregulation, frontiere solide, legge e ordine, difesa del Secondo emendamento, una forte difesa con un esercito modernizzato. Il Partito Repubblicano, secondo il presidente, deve “lottare per i valori e il futuro delle famiglie lavoratrici”. Sul piano etico e culturale: “Rispetto del passato e dei valori americani, contro la cancel culture, difesa delle vite innocenti, dei valori giudaico-cristiani” alla base della civiltà occidentale. Ai progetti democratici di riforma elettorale, risponde con la difesa di “elezioni libere, eque e sicure”. E qui torna all’attacco delle ultime elezioni, che definisce ancora una volta “rubate”, perché, “con il pretesto del virus cinese, giudici e politici locali hanno cambiato le leggi elettorali, senza consultarsi con i legislatori, anche all’ultimo minuto”, favorendo la diffusione a tutti i cittadini di un voto postale “che dovrebbe essere riservato solo a persone malate e impossibilitate a recarsi alle urne e ai militari in servizio all’estero”. Trump promette “questo non deve ripetersi” e propone maggiori regole per l'accertamento dell’identità degli elettori.

Sono tutte questioni che devono essere affrontate come Partito Repubblicano, appunto. “Abbiamo vinto le elezioni due volte”, dice Trump, lanciando ancora una provocazione sulle ultime elezioni. Smentisce la “notizia falsa” sulla sua presunta volontà di costituire un nuovo partito e nega che vi sia una spaccatura nel Grand Old Party: il “Partito Repubblicano è unito, non può considerarsi spaccato a causa di una piccola cricca di politici vicini all’establishment”. E attacca, nominandoli uno per uno, i senatori e i deputati che hanno votato per la sua condanna nell’impeachment, scatenando un momento da 5 minuti d’odio nel pubblico contro i “Repubblicani solo di nome”. Ma si ricandiderà anche nel 2024? Trump lascia aperta la porta ad altri candidati, come dichiara nel finale: “Torneremo a vincere alla Camera e al Senato, poi nel 2024 un presidente repubblicano rientrerà trionfalmente alla Casa Bianca. Chi sarà? Chi lo sa?”. Subito dopo il discorso, comunque, ha dichiarato a Newsmax TV che, se decidesse di presentarsi alle prossime primarie delle presidenziali, non potrebbe neppure immaginare chi mai potrebbe batterlo.