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CHIESA TEDESCA

Il possibile suicidio del prete di Bätzing. Che ora è nei guai

Trovato senza vita, a Limburgo, il corpo di padre Christof May, noto per essere a favore delle benedizioni delle coppie gay. Stretto collaboratore di Georg Bätzing, era stato sospeso il giorno prima il decesso per accuse di molestie. Per gli investigatori si tratterebbe di suicidio. Un nuovo caso che interroga su come Bätzing gestisca i presunti abusi.

Attualità 15_06_2022

Una morte improvvisa scuote la diocesi guidata dal capo dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing. Giovedì 9 giugno, infatti, è stato trovato senza vita, a Limburgo, padre Christof May, direttore del seminario diocesano e vicario episcopale per lo sviluppo della Chiesa. Il prelato, divenuto noto per un sermone del 4 ottobre 2020 molto critico nei confronti degli insegnamenti della Chiesa cattolica sulla questione delle benedizioni delle coppie omosessuali e sul diaconato delle donne, era stato sospeso dai suoi incarichi solamente un giorno prima il decesso, a seguito di accuse mossegli per “comportamento invadente”.

Gli investigatori tedeschi ritengono che May si sia suicidato. La notizia della sua rimozione gli era stata comunicata durante una conversazione privata dallo stesso Bätzing, che nelle settimane precedenti era stato informato delle accuse di cattiva condotta sessuale esistenti contro il suo stretto collaboratore. In attesa che sia confermata la tesi del suicidio e che venga fatta chiarezza sulle accuse che potrebbero aver portato May al gesto estremo, è però nel frattempo scoppiata la bomba nella diocesi di Limburgo. Sul fronte abusi, infatti, questa non è la prima gatta che il vescovo si ritrova a dover pelare: a fine aprile l’inserto di Die Zeit, “Christ & Welt”, aveva accusato Bätzing di aver nominato in un ruolo dirigenziale della diocesi un sacerdote sospettato di aver molestato due donne in due periodi diversi nel primo decennio degli anni 2000. Al momento della nomina, il vescovo era a conoscenza dei fatti come ha successivamente confermato un suo portavoce spiegando che il via libera definitivo è arrivato dopo un riesame delle accuse perché, in base alle conclusioni tratte, non si sarebbe trattato di un comportamento criminale e perché il prete aveva mostrato di aver capito l’errore e si era scusato. L’uomo si è dimesso due settimane fa.

Bätzing, da capo della Conferenza episcopale tedesca, era stato uno dei più critici nei confronti di un confratello, il cardinale Rainer Maria Woelki, quando quest’ultimo aveva deciso di non far pubblicare un primo report sugli abusi nell’arcidiocesi di Colonia per asseriti errori metodologici commessi dallo studio legale autore del rapporto. Un anno fa Bild aveva addirittura ventilato l’ipotesi di dimissioni di massa da parte dei vescovi tedeschi per protestare contro la permanenza di Woelki a Colonia. Il successore di Meisner, in realtà, non è ben voluto dalla maggior parte dei suoi confratelli vescovi - Bätzing in testa - per il giudizio critico nei confronti del Cammino sinodale. Dopo lo scoppio a Colonia di quello che il presidente della Conferenza episcopale ha definito “disastro”, papa Francesco ha voluto vederci chiaro disponendo una visita apostolica guidata dal cardinale Anders Arborelius e da monsignor Johannes van den Hende e concedendo a Woelki un periodo di riflessione. Al termine di ciò, il cardinale è tornato alla guida dell’arcidiocesi ma ha ripresentato di nuovo le sue dimissioni al Pontefice che per ora non le ha accettate.

Tra i fedeli tedeschi, però, alla luce di quanto sta avvenendo a Limburgo c’è chi invoca l’invio di una visita apostolica proprio nella diocesi guidata dal presidente dei vescovi tedeschi per fare chiarezza sulla gestione delle accuse di molestie sessuali. La figura di Bätzing, in ogni caso, esce notevolmente indebolita dal clamore provocato sui media nazionali da queste vicende, anche perché lo scandalo abusi è uno dei motivi spesso addotto dai fautori del Cammino sinodale tedesco per motivare la necessità di accogliere la loro agenda rivoluzionaria nella Chiesa.