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SAN VALENTINO

Il Papa: un amore per sempre è possibile

Parlando a 30mila coppie di fidanzati riunite a San Pietro, Papa Francesco ricorda loro che un amore che dura per sempre è e resta possibile. Affidandosi a Gesù e ricordando le parole chiave della cortesia.

Famiglia 15_02_2014
San Valentino in Vaticano

Il 14 febbraio 2014 Papa Francesco ha incontrato in Piazza San Pietro trentamila fidanzati. Ha risposto alle loro domande, riproponendo con forza un tema centrale dell'enciclica «Lumen fidei»: un amore per sempre, per tutta la vita è qualcosa che il mondo contemporaneo irride e non comprende, eppure resta possibile ancora oggi.

«Questa è una domanda che dobbiamo fare - ha esordito il Papa -: è possibile amarsi "per sempre"?». È un fatto: «oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive». Vale anche per chi si prepara al sacerdozio: «è una paura generale, propria della nostra cultura. Fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo…». Così, «questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: "stiamo insieme finché dura l’amore", e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio».

Il Pontefice mette a fuoco il problema decisivo: «Ma cosa intendiamo per "amore"? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido». Se l'amore è solo un'emozione, allora evidentemente non può durare per sempre. Ma questa è una nozione sbagliata e limitativa dell'amore, che è invece «una relazione» che impegna tutto l'essere umano, non solo il sentimento. In questo senso, «è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa», non «sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio». «Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla "cultura del provvisorio"! Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del provvisorio. Questo non va!».

La «paura del "per sempre"» è la malattia contemporanea dell'amore. Ma esiste la cura. La malattia «si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi - passi piccoli, passi di crescita comune - fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede».

Un primo passo è non pensare solo in termini di tempo, ma di qualità. «Perché, cari fidanzati - ha detto il Papa - il "per sempre" non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani». Il Signore nel matrimonio c'è, e moltiplica i pani e i pesci degli sposi se solo questi sono capaci di chiederglielo nella preghiera: «"Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano". Questa è la preghiera dei fidanzati e degli sposi. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà "per sempre"».

Naturalmente, pregare non basta. «Vivere insieme - ha insistito il Pontefice - è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso, grazie, e scusa».

«Permesso» è «la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere». Il Papa cita i «Fioretti di San Francesco»: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio … e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore». Francesco lo ha detto altre volte: «nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa».

«Grazie» è un'altra parola che dopo un po' diamo per scontata, fino a non usarla più del tutto. «Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazie! E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale».

«Scusa»: «nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti». E quasi sempre «ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso». Chiedere scusa è un gesto che rifiuta questa mentalità, è un'espressione con cui ci riconosciamo come peccatori. «Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta … Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia». Si può litigare durante il giorno, ma è importante riconciliarsi prima di sera. «Mai finire… perché se tu finisci la giornata senza fare la pace, quello che hai dentro, il giorno dopo è freddo e duro ed è più difficile fare la pace. Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace! Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti».

Il Papa ha anche raccomandato che la giornata del matrimonio « sia una vera festa - perché il matrimonio è una festa - una festa cristiana, non una festa mondana!». Le nozze di Cana sono il modello di ogni vera festa nuziale: «ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia. È la sua presenza che offre il "vino buono", è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente. E’ la presenza di Gesù in quella festa. Che sia una bella festa, ma con Gesù! Non con lo spirito del mondo, no!». In un matrimonio cristiano tutti dovrebbero capire «ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori...». Il Papa non le condanna: «Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti l’origine e il motivo della vostra gioia».

E poi, con il matrimonio, tutto comincia. «Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito». Crescere, insieme. «E i figli avranno questa eredità di aver avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi - l’un l’altro - più uomo e più donna!».