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AMERICA LATINA

Il Guatemala alla testa delle nazioni pro vita

Il presidente guatemalteco Giammattei ha proclamato la sua nazione «capitale pro vita dell’America Latina». E insieme al suo Governo, ai parlamentari, ai leader religiosi e alle delegazioni dei gruppi pro life di tutto il continente americano ha giurato di proteggere la vita dal concepimento alla morte naturale.

Famiglia 16_03_2022

Nel fine settimana scorso, la grande famiglia delle associazioni pro vita internazionali ha segnato un punto importante nell’affermare i propri valori. Dall’8 al 13 marzo, il Guatemala ha fatto festa, specialmente giorno 9 con la presentazione del monumento “Guatemala Luce alle Nazioni” nel Palazzo Nazionale, la dichiarazione sull’impegno per la vita e il Congresso interamericano pro family svoltosi nell’aula del Parlamento.

Mercoledì 9 marzo, il presidente guatemalteco Alejandro Giammattei ha aperto i lavori del Congresso Iberoamericano per la Vita e la Famiglia (CIVF) proclamando la sua nazione “capitale pro vita dell’America Latina”. Insieme al suo Governo, ai membri del Congresso del Guatemala, ai leader religiosi e alle delegazioni dei movimenti pro life di tutto il continente americano, Giammattei ha giurato di proteggere la vita dal concepimento alla morte naturale e ha promesso di lottare per le famiglie della sua nazione e del mondo intero. In concomitanza all’avvio dell’evento, Giammattei ha anche inaugurato il monumento per la vita nel palazzo presidenziale, una scultura di tre metri, e ha dichiarato il 9 marzo Giornata Nazionale della Vita.

Il giorno precedente, 8 marzo, il Parlamento aveva approvato la legge di iniziativa parlamentare “per la protezione della vita e della famiglia”, con 101 voti a favore, 51 astensioni e 8 contrari che prevede la protezione della vita nascente e del matrimonio e della famiglia, un innalzamento delle pene per l’aborto da 3 a 25 anni di carcere, vieta esplicitamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e impedisce alle scuole di insegnare l’ideologia Lgbti. Il testo è animato da sane intenzioni ma il presidente Giammattei porrà il veto, sia per la sua formulazione, sia per alcuni aspetti di incostituzionalità e ha chiesto al Parlamento di archiviarlo o rivederlo profondamente.

La designazione del Guatemala come “capitale pro vita dell’America Latina” arriva in un momento cruciale, poiché molti Paesi della regione sono spinti dall’Amministrazione Biden a ripensare le loro leggi sull’aborto. Per esempio, all’inizio del 2021, il Governo argentino aveva legalizzato l’aborto nelle prime 14 settimane di gravidanza, nel settembre 2021, la Corte Suprema del Messico aveva bocciato le leggi pro vita in due Stati e, più recentemente, con una sentenza del 21 febbraio, l’Alta corte della Colombia ha legalizzato l’aborto fino alla 24^ settimana di gestazione, mentre Perù, Honduras, Ecuador, Messico e Cile si avviano a discutere le proposte dei loro governi socialisti di liberalizzare l’omicidio del concepito.

La decisione politica di Giammattei non sarà tollerata dalle multinazionali pro aborto, dalla stampa globale e dall’Amministrazione Biden che, come lo stesso presidente del Guatemala ha riaffermato nei giorni scorsi, chiede di espandere l’aborto legale e adottare l’ideologia gender come condizione per ricevere aiuti e assistenza. Perciò la decisione di Giammattei e del Parlamento guatemalteco di resistere all’imperialismo omicida è una notevole dimostrazione di coraggio. Tant’è che le reazioni alla nuova legislazione pro famiglia al Congresso interamericano non si sono fatte attendere. Dure le critiche delle multinazionali abortiste, Lgbti e delle altre organizzazioni per i diritti ‘umani’, a partire da Amnesty International, spalleggiati dal New York Times e dal Guardian.

Il Congresso Iberoamericano per la Vita e la Famiglia, organizzato dai movimenti evangelici, ha ospitato il “Vertice internazionale delle organizzazioni pro vita”, che ha riunito i leader di tutta l’Ibero-America e 75 rappresentanti di organizzazioni pro vita degli Stati Uniti, tra cui il Family Research Council (FRC), l’Organizzazione Internazionale per la Famiglia (IOF), Students for Life, National Right to Life, Global Life Campaign, Billy Graham Evangelistic Association, Alliance Defending Freedom e Americans United for Life.  Questi incontri si sono svolti insieme al raduno annuale del CIVF. Tra i relatori del sesto incontro annuale del CIVF c’erano il presidente Giammattei, Shirley Rivera (presidente del Congresso del Guatemala), Angela Gandra (segretario di Stato per la famiglia del Brasile), Michael Farris (presidente di Alliance Defending Freedom), Gerardo Amarilla (viceministro dell’Ambiente dell’Uruguay) e Valerie Huber (presidente dell’Institute for Women’s Health).

Il CIVF è stato fondato nel 2017 in risposta alla crescente necessità di coinvolgere i leader di governo e politici in America Latina e Centrale su questioni che riguardano la vita e la famiglia. Giammattei e il Guatemala hanno ricordato al mondo intero che ciascun Paese è sovrano e può/deve  attuare politiche coerenti con le proprie leggi nazionali, i propri valori e la propria cultura nazionale (oltreché con i diritti umani sinora previsti nei trattati e convenzioni internazionali), senza dover assecondare le pressioni e le ingerenze di altri Paesi, organismi internazionali, lobby. Tutto ciò merita la nostra ammirazione e il nostro rispetto. Possa il coraggio generare altro coraggio.

Non guasta ricordare la coerenza di Giammattei che, come raccontato nel dicembre scorso sulla Bussola, ha preso degli impegni che sta dimostrando di voler mantenere. Merce sempre più rara, la coerenza dei cristiani in politica, come ha ricordato ai cattolici italiani il cardinale Parolin recentemente. Non vale la pena organizzare un’udienza tra Giammattei e il Papa?