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Il centro d'ascolto in San Pietro sa di confessione "laica"

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Ma c'era davvero bisogno di inaugurare in San Pietro un “centro d'ascolto” dal vago sapore new age? Non bastavano i confessionali? E la confessione non è il principale momento di ascolto tra il fedele e il sacerdote che agisce su mandato di Gesù? 

Editoriali 10_11_2025

Forse non tutti sanno che sono stati installati all’interno della Basilica di San Pietro dei vani semiaperti denominati “spazio di ascolto”. L’idea è nata, pare, in occasione del Giubileo per dare un'opportunità concreta di dialogo e ascolto reciproco, in linea con l'importanza che il concetto di "ascolto" – dicono - ha nel magistero di Papa Leone XIV e Papa Francesco. 

Il loro scopo, ufficialmente, è quello di realizzare uno spazio apposito per l'ascolto spirituale e l'incontro, dove sacerdoti, religiosi e laici ascoltano le persone che cercano un confronto spirituale e umano. Scopo collaterale sarebbe anche quello di "aprire un'altra porta" nella Basilica, oltre alla Porta Santa, per accogliere e ascoltare i fedeli.

Il loro aspetto, a quanto di può notare nelle fotografie, è simile a quello della scatolette che custodiscono gli auricolari bluetooth che oggi sono tanto diffusi (probabilmente è solo una casualità), e a onor del vero hanno davvero poco a che fare con lo stile architettonico della chiesa. In linea di massima, da questo punto di vista, appaiono dannosi.

Quanto alla loro utilità, è necessario farsi qualche domanda. La prima, più spontanea e immediata, è: ma non bastavano i confessionali? La confessione, in fin dei conti, è prima di tutto un'occasione per dialogare con il sacerdote/Gesù, che agisce come strumento del perdono divino. Il colloquio con il sacerdote offre uno spazio e un tempo per esporre i propri problemi, ricevere consigli e intraprendere un cammino di crescita spirituale. Ed è un colloquio in cui l’ascolto reciproco ha una grande importanza. Inoltre, si confessano le proprie colpe ottenendo la liberazione dell’anima dalle catene del peccato, e proprio per questo è uno “spazio di ascolto” che ha un valore e una utilità incomparabile.

Perché, dunque, aggiungere al confessionale questi box che sanno tanto di “new age”? Non si corre il rischio, varando questa modalità laica di confessione, che un po’ alla volta essa prenda il posto di quella sacramentale, già tanto screditata e snobbata, compiendo così un nuovo ulteriore passo verso la protestantizzazione della Chiesa Cattolica? Una modalità che “il nemico” ha già collaudato con successo: la festa dei Santi è stata sostituita da Halloween, quella di San Giuseppe da quella del papà, quella degli Angeli Custodi dalla festa dei nonni, il sacramento del Matrimonio dalla convivenza (che è tanto utile perché si capisce prima se è la persona giusta….), etc…

A pensar male si fa peccato, ma perché metterli proprio all’interno della Basilica e non invece in un locale attiguo? E poi, che cosa si vuole davvero ottenere? La nostra società è invasa ormai da psicologi e consulenti di ogni tipo, che non attendono altro che persone da ascoltare e a cui dispensare i loro preziosi consigli. Sacerdoti, religiosi e laici, da parte loro, hanno numerosi altri ambiti per incontrare le persone che cercano un confronto spirituale e umano, come ad esempio le parrocchie, le associazioni, i movimenti.

Era proprio necessario imbruttire in questo modo il Santuario principale della Chiesa Cattolica e correre il rischio di svilire ulteriormente il sacramento della Riconciliazione, anziché sottolinearne la sua insostituibile necessità? Eh già, poi però tocca parlare del peccato, di Paradiso, Purgatorio e Inferno: tutte cose da rivedere, proprio in nome del dialogo e dell’ascolto, perché sennò la gente scappa….Che sia proprio questa “l’altra porta che si vuole aprire in Basilica”, cioè quella di uscita dalla Chiesa Cattolica?