Gli immigrazionisti e i finti necrologi per “sensibilizzare”
A San Paolo, comune in provincia di Brescia, qualcuno ha pensato di “sensibilizzare” la cittadinanza sul problema degli immigrati affiggendo, davanti alla chiesa e alla scuola, decine di finti necrologi di bambini e giovani. Il sindaco non ha gradito la goliardata, spiegando che «parecchi cittadini, dato che i cognomi erano di San Paolo, si sono anche spaventati».
I primi giorni di febbraio gli abitanti di San Paolo, in provincia di Brescia, hanno fatto gli scongiuri. Sì, perché in tanti hanno trovato il loro cognome stampato bello grosso su manifesti funebri.
Dai e dai si è scoperto che alcuni buontemponi hanno pensato bene di “sensibilizzare” la cittadinanza sul problema degli immigrati affiggendo, davanti alla chiesa e alla scuola, decine di finti necrologi di bambini e giovani. E usando i cognomi più diffusi in zona per maggiormente scioccare. Commettendo, anche, qualche strafalcione, come quello che andiamo a descrivere. Sul sito di Oltrelalinea.news, per esempio, compare questo poster rigorosamente bordato di nero: «Tiziano Piovani, anni 27, morta annegata». Così che non si capisce se il de cuius di cui si annuncia la tragica dipartita sia maschio o femmina. Poi: «Addolorati NESSUNO ne danno il triste annuncio», con «nessuno» tutto maiuscolo per vieppiù drammatizzare l’evento fake. E pazienza per l’italiano. Segue: «I funerali si svolgeranno nel MAR MEDITERRANEO (sic), Lunedì 4 febbraio alle ore 15,00 nella Chiesa di S. Maria del Mare». Luogo e data: «San Paolo, 2 febbraio 2019».
In fondo (dulcis semper in fundo) la citazione evangelica: «Ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito (Mt, 25-43)». Cosa c’entri la seconda parte del versetto non si sa, ma tant’è. Rimane il dubbio se i funerali si svolgono nel Mar Mediterraneo o nella Chiesa di S. Maria del Mare. A sinistra, in alto, una croce, sotto la quale c’è la Madonna (ma potrebbe essere anche la Fata Turchina), mani giunte, visto malinconico e stella incombente sulla testa. A destra, in alto, la foto di un corpo che galleggia e che potrebbe essere un cadavere o un bagnante che fa il «morto» vestito.
Il sindaco, interpellato dal Giornale di Brescia, pare non abbia gradito la goliardata: «Parecchi cittadini, dato che i cognomi erano di San Paolo, si sono anche spaventati». Pare, ancora, che sarà la magistratura a occuparsi del caso: «Di questo gesto è stato informato chi di dovere» (ha aggiunto il sindaco Giancarla Zernini). Degna di nota, tuttavia, è la location prescelta per l’affissione dei fake mortuary: la chiesa e la scuola. Non il municipio, non la via principale, non la caserma dei carabinieri, non la procura. E allora da qui la domanda: a che serve sensibilizzare quelli che sono già sensibilizzati di per sé? La scuola, infatti, è il tempio del politically correct, il clero ha da un pezzo messo l’immigrazionismo senza se e senza ma in cima ai principi non negoziabili. O addirittura al posto dei suddetti principi.
Dal momento che quello che deve «andare retro» (copyright «Famiglia Cristiana») è Salvini, perché, dunque, non piazzare i poster menagramo davanti alla sede locale della Lega? Invece, ecco che gli abitanti di San Paolo si sono fatti venire uno stranguglione a vedere il proprio nome, o magari quello del nipotino, listato a lutto. Certo, questo gesto di alto valore civile e morale (come magari finirà per classificarlo il magistrato, sempre che non abbia deciso di archiviare) sarà costato dei soldi. Le pompe funebri costano, infatti, e pure la tipografia, giacché non si è trattato di un poster replicabile in molte copie, bensì di avvisi funebri uno diverso dall’altro. Non era meglio spendere questi non pochi denari per distogliere qualche poveraccio africano dalla questua davanti ai bar? Boh, ai poster l’ardua sentenza.