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INTERVISTA

“Francesco ha paura del Rito antico e attacca Benedetto”

Traditionis Custodes scandalizza anche in Inghilterra: «La reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”» e «non capiscono come il Rito antico possa fare del male». Il motu proprio di Francesco «è ampiamente interpretato come un attacco all’eredità di Benedetto». La Bussola intervista Tim Stanley, editorialista del Daily Telegraph.
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Ecclesia 22_07_2021

Dal 2007 in poi nel Regno Unito c’è stata una crescita rilevante di fedeli e comunità che celebrano con il Messale del 1962, utilizzando con gratitudine le facoltà riconosciute dal Summorum Pontificum. La promulgazione del motu proprio Traditionis Custodes ha inevitabilmente suscitato reazioni nell’opinione pubblica legata al cattolicesimo britannico. Uno dei commenti di maggior successo, ripreso e citato anche al di fuori della Gran Bretagna, lo ha scritto Tim Stanley sul prestigioso settimanale The Spectator. Il giornalista inglese, editorialista di punta del Daily Telegraph nonché collaboratore di Cnn e Bbc, ha parlato di “spietata guerra del Papa contro il Rito antico” a proposito del nuovo motu proprio. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Tim Stanley, a chi fa paura il Rito romano antico? Davvero il Summorum Pontificum sarebbe una minaccia per l’eredità del Concilio?
È Francesco ad aver paura del Rito romano antico, così come i liberal irriducibili della Chiesa, perlopiù ultrasettantenni, preoccupati che il Summorum Pontificum abbia rappresentato una rovina del Concilio Vaticano II. Ma si sbagliano: il Summorum Pontificum ha chiarito che l’Antico e il Nuovo Rito sono parte della stessa tradizione, e dal 2007 la maggior parte dei tradizionalisti l’ha accettato. Questo è il grande paradosso di Traditiones Custodes: ha ridefinito il Rito antico come una ribellione e lo ha reso nuovamente controverso, minacciando la divisione proprio quando si era raggiunta una parvenza di integrazione.

Alla luce del Traditionis Custodes e della lettera di accompagnamento ai vescovi, è ancora possibile sostenere che il pontificato di Francesco sia in continuità con quello di Benedetto XVI?
Questo è ciò che Francesco si è premurato di suggerire: ha scritto che Benedetto non ha mai inteso il Rito antico come una ribellione contro il Vaticano II, che lo è diventato nel frattempo, quindi Francesco starebbe - se vuoi - ripristinando l’integrità del Summorum Pontificum restituendo disciplina e unità. Ma, come si dice in Inghilterra, “pull the other one, it’s got bells on it” (l’equivalente del nostro: “Riprova con qualcosa di più convincente”, ndr): nessuno crede che questo sia vero. Fare questo mentre Benedetto è ancora in vita viene ampiamente interpretato come un attacco personale all’eredità del suo pontificato.

Pensa che ci saranno conseguenze nell’opinione pubblica per l’immagine di Francesco quale “Papa della misericordia”?
Fuori dalla Chiesa, no: questa è una questione interna e la maggior parte dei non cattolici, e molti cattolici, non la capiscono. All’interno della Chiesa, assolutamente sì. Ora è impossibile per noi vendere Francesco al mondo intero come misericordioso perché sappiamo che non lo è. Si diceva sempre che avesse uno stile dittatoriale; avevo deciso di non crederci. Ora posso vedere la verità.

Nelle prime reazioni al motu proprio, la maggioranza dei vescovi ha rinnovato la facoltà a coloro che celebrano secondo il Messale del 1962 di continuare a farlo. Molti sembrano rimasti spiazzati dal contenuto del documento, persino un cardinale non certo conservatore come Wilton Gregory. Questo motu proprio è riconducibile al solito schema conservatori vs progressisti o c’è dell’altro, secondo lei?
Posso dirvi che in Inghilterra la reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”. È un bel grattacapo. Nel 2007, a molti di loro non piaceva il Summorum; 14 anni dopo, sono totalmente abituati e non riescono a capire come il Rito antico possa fare del male. All’improvviso devono disciplinare bravi sacerdoti, e sanno che i seminari sono pieni di giovani che vi sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio. Mi ripeto: Benedetto ha tolto il pungiglione al Rito antico. Francesco ha di nuovo iniettato del veleno nel flusso sanguigno. I vescovi sono stati presi alla sprovvista: alla faccia della sinodalità.

Il cardinale Gerhard Ludwig Müller ha scritto: “Le disposizioni del Traditionis Custodes sono di natura disciplinare, non dogmatica, e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi futuro papa”. Crede che il nuovo papa avrà il coraggio di fare marcia indietro?
Sì. Prevedo che questo documento verrà corretto molto rapidamente. Ha creato un incubo burocratico, manageriale, e per niente. Il prossimo papa sarà probabilmente più giovane, formatosi dopo gli anni Sessanta. Questa non sarà la sua battaglia. Inoltre, Traditiones Custodes contraddice il tanto decantato principio di Francesco secondo cui la Chiesa dovrebbe essere decentralizzata: se questa è la direzione in cui stiamo andando, una correzione è d’obbligo, in fretta.

Lei ha scritto: “Il motivo per cui ciò che Francesco ha fatto è importante è perché un giorno il tipo di liberalismo che incarna arriverà per te - per la semplice e dolce cosa che stavi facendo che non dava fastidio a nessun altro ma, per la sua mera esistenza, era una minaccia esistenziale per il regime di governo. Tu sei il prossimo”. Le chiedo: chi sarà il “prossimo” a cui si riferisce?
Immagino che la Fraternità Sacerdotale San Pietro sarà molto preoccupata. Francesco sta cercando di eliminare il Rito antico entro una generazione - non esagero - e quindi qualsiasi organizzazione dedicata alla sua perseveranza è in difficoltà. Ma il mio commento va inteso in un senso più ampio. Ci stiamo avvicinando rapidamente a un momento di contesa tra liberalismo e fede, quando le persone religiose dovranno affrontare la persecuzione per aver creduto cose che 30 anni fa erano all’ordine del giorno - sulla sessualità, sul genere, sull’aborto, ecc. La tragedia del liberalismo è che ha guadagnato potere promuovendo la diversità, ma ora cerca di dettare come dovremmo vivere, cosa dovremmo credere, anche come dobbiamo professare la nostra fede.