Flotilla arcobaleno
Nella Flotilla c'è un attivista queer. Il coordinatore tunisino ha abbondanato la missione perché derive LGBT non sono digeribili per un musulmano.
La Global Sumud Flotilla è composta da una cinquantina di imbarcazioni che battono bandiera di diversi paesi europei e non solo con a bordo alcuni attivisti impegnati per la causa della liberazione di Gaza.
Nel contingente tunisino è scoppiata una polemica. Il motivo? La presenza a bordo della Flotilla di Saif Ayadi, che si presenta come "attivista queer". E così il coordinatore Khaled Boujemâa ha abbandonato la missione perché derive LGBT non sono digeribili per un musulmano. Quest’ultimo su Le Courrier de l’Atlas dichiara: «Ci hanno mentito sull'identità di alcuni dei partecipanti in prima linea nella flottiglia, accuso gli organizzatori di avercelo nascosto».
Sulla stessa frequenza d’onda l’attivista Mariem Meftah: «L'orientamento sessuale di ognuno è una questione privata [...]. Ma essere un'attivista 'queer' significa toccare i valori della società e intraprendere una strada che rischia di mettere i miei figli e i miei cari in una situazione che rifiutiamo. Mi rifiuto di permettere che a mio figlio venga offerto un cambio di sesso a scuola... Non perdonerò chi ci ha messo in questa situazione; dovremo parlarne perché ad alcuni piace oltrepassare una linea rossa o l'hanno già oltrepassata. Invito tutti a salvare la situazione e a riparare il torto fatto alle persone che hanno donato il loro sangue, affinché questa flottiglia possa vedere la luce del sole».
Il presentatore televisivo tunisino Samir Elwafi sposa il medesimo orientamento: «La Palestina è prima di tutto la causa dei musulmani e non può essere separata dalla sua dimensione spirituale e religiosa: Gerusalemme è quindi al centro dei suoi simboli e del suo destino».

