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ANNIVERSARIO

Eluana, dieci anni dopo l'Italia ha già digerito l'eutanasia

Il caso di Eluana Englaro, uccisa il 9 febbraio 2009, è ancora vivo nella coscienza del Paese. Ma nel frattempo molte cose sono cambiate e quello che allora era un delitto oggi, con la nuova legge sulle Dat e sul consenso informato, è diventato un diritto. Ma nonostante questo non si levano voci di protesta, la coscienza collettiva si è trasformata in un'arida valle del silenzio.
- UN LIBRO CI SPIEGA PERCHÈ NON È "FINE VITA", di Riccardo Cascioli

Vita e bioetica 08_02_2019
Eluana Englaro

3.652. Sono i giorni passati da quel 9 febbraio 2009 in cui Eluana Englaro è stata uccisa. Dieci anni esatti. La memoria collettiva ha cancellato molti aspetti di quella vicenda: il padre di Eluana che per ben sei volte, ma senza successo, chiese ai giudici civili che la figlia potesse morire per fame e per sete; la Corte di Cassazione che chiuse la vertenza giudiziaria lunga 17 anni e diede ordine di uccidere Eluana ricostruendo la sua volontà eutanasica tramite gli “stili di vita” della ragazza e considerando la morte come suo best interest; le suore Misericordine della casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco che per anni avevano prestato assistenza amorevole ad Eluana, rifocillandola e idratandola in modo massiccio nell’ultimo suo giorno di degenza, prima che fosse trasferita ad Udine nella clinica La Quiete (nome omen), sapendo a quale morte avrebbe dovuto andare incontro; il decreto “Salva Eluana” voluto dal governo Berlusconi, ma non firmato dal Presidente della Repubblica Napolitano; ed infine la morte di Eluana in una stanza, così si mormora, in cui avevano alzato la temperatura per anticipare il suo decesso (in Parlamento si stava lavorando ancora ad un disegno di legge che potesse salvarla).

E da allora? Da quel giorno di dieci anni fa l’eutanasia, per paradosso, è viva e vegeta e gode di ottima salute. Da allora infatti abbiamo avuto la legge belga sull’eutanasia infantile (clicca qui e qui); un governo, quello canadese, che si sta muovendo nella stessa direzione (clicca qui);  l’Olanda, dove è legittima l’eutanasia sui minori ed anche su anziani non malati (clicca qui), che nel 2002 ha registrato 1.882 casi di eutanasia per arrivare a 6.585 nel 2017 (clicca qui); le vicende di Charlie Gard, Alfie Evans, Isaiah Haastrup, piccoli pazienti inglesi uccisi perché non potevano migliorare e che hanno portato alla luce una pratica comune e diffusa in Inghilterra e non solo (clicca qui); la pubblicazione di un articolo su rivista scientifica dei ricercatori Francesca Minerva e Alberto Giubilini favorevoli all’infanticidio (clicca qui), chiamato abort-post nascita, mettendo in evidenza che la specie morale tra aborto ed eutanasia è la medesima: l’assassinio, come ben hanno compreso i Democratici USA i quali non solo stanno spingendo per l’aborto al nono mese, ma anche per l’aborto al decimo mese cioè quando il bambino è già nato; il caso di DJ Fabo e quello connesso alla vicenda giudiziale del radicale Marco Cappato (clicca qui), la quale ha permesso di sollevare eccezione di incostituzionalità presso la Corte Costituzionale in merito al reato di aiuto al suicidio, reato che forse parzialmente verrà abrogato dal Parlamento (clicca qui) ; la recente proposta di legge sull’eutanasia presentata dai Radicali (clicca qui).

In questo elenco necessariamente incompleto, un posto di (dis)onore merita la  Legge 22 dicembre 2017, n. 219, chiamata “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” (clicca qui). Questa legge permette l’eutanasia attiva ed omissiva sia su paziente cosciente che su persona non vigile e vieta l’obiezione di coscienza dei medici. Se si esclude il fatto che non consente l’eutanasia tramite iniezione letale e l’aiuto al suicidio, possiamo dire che tale normativa è la legge più libertaria al mondo in tema di eutanasia.

Questa legge permette l’eutanasia anche su persona incapace, come lo era Eluana. Ed è questo forse l’aspetto più tristemente rilevante dell’altrettanto triste anniversario della morte della giovane Englaro. Quello che era per legge nel 2009 un delitto, oggi per legge è diventato un diritto. Se allora l’eutanasia fu permessa dai giudici contra legem, oggi l’eutanasia è permessa dal Parlamento. Se fosse morta oggi Eluana, nulla quaestio:  i medici avrebbero applicato la legge. Eppure, a differenza del 2009, oggi non si muove foglia, quasi che l’assassinio non sia stato legittimato solo dalla legge, ma anche dalla coscienza collettiva.

Dieci anni fa per settimane, se non per mesi giornali, televisioni e web erano animati da un dibattito accesissimo sul caso Eluana e sul tema eutanasia. La politica si divideva, la Chiesa diceva la sua, uomini di cultura intervenivano (spesso rivelando che non erano per niente colti), anche al Bar Sport si parlava di Eluana. Oggi, con l’attuale legge, il quadro è peggiorato perché l’uccisione di persone come Eluana, o di malati di Alzheimer o con disabilità mentali gravi, per tacere dei minori, non è più una vergognosa eccezione giurisprudenziale, un atto isolato di follia giuridica, un raptus schizofrenico e momentaneo verificatosi in un’aula di tribunale, ma è diventato, l’assassinio, un bene giuridico, una condotta tutelata dalla legge, un diritto soggettivo. Ma nonostante questo la coscienza collettiva si è trasformata in un’arida valle del silenzio, resa volutamente così sterile da chi governa il mainstream culturale.

La gente non piange più perché anche una buona fetta di coloro i quali sono chiamati a difendere la vita non piange più. E così, varata la legge, a parte qualche lodevole eccezione, non un grido, non un sussulto, non un pianto su giornali o da parte di istituzioni laiche, ma illuminate, o religiose. Niente di tutto quello che invece era successo nei giorni che avevano preceduto il decesso di Eluana e nei giorni seguenti.  Qualcosa è morto in noi insieme a lei.

E fra altri 3652 giorni cosa accadrà?