Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Nostra Signora di Guadalupe a cura di Ermes Dovico
Brasile

Dossier a fini politici, nella bufera il giudice amico di Lula

Ascolta la versione audio dell'articolo

Un’inchiesta del quotidiano Folha de Sao Paulo mette in luce l’attività di dossieraggio che sarebbe stata usata dal procuratore generale Alexandre de Moraes per colpire gli avversari di Lula e della sinistra, in primis Bolsonaro. Uno scandalo a tinte socialiste.

Esteri 19_08_2024
Alexandre de Moraes (Ap via LaPresse)

È scoppiato uno scandalo in Brasile sul procuratore generale del Tribunale Supremo Federale (STF), Alexandre de Moraes, un fedele amico del presidente Luiz Inácio Lula da Silva e persecutore delle opposizioni conservatrici del Paese. Il procuratore avrebbe ordinato una “produzione” su larga scala di dossier da parte del Tribunale Elettorale del Brasile: dossier successivamente utilizzati per sostenere le sue accuse e sentenze contro i sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro.

A confermare, indirettamente, l’inquietante uso politico della giustizia di Moraes il coro di politici del governo del presidente Lula (PT) che si sono schierati in difesa del giudice negli ultimi giorni. Politici schierati in modo granitico a difendere l’uomo che solo ne ha favorito la presa del potere, come da noi descritto nel 2022.

Questa la conclusione inoppugnabile a cui sono giunte le imbarazzanti indagini giornalistiche di uno dei maggiori quotidiani brasiliani, comunemente schierato con il governo, la Folha de S. Paulo. Moraes, oltre ad essere il procuratore capo e giudice della più alta corte del Brasile, è stato a capo del Tribunale Elettorale Superiore (TSE) tra agosto 2022 e giugno 2024 e in quella veste aveva condotto dal 2019 un'inchiesta contro i presunti artefici di "fake news" e, successivamente, aperto un'inchiesta separata sulle cosiddette "milizie digitali antidemocratiche" che diffondevano le "fake news" e "minacciavano la democrazia" in Brasile, gettando sospetti sui movimenti conservatori e i politici che sostenevano l’ex presidente Bolsonaro.

Nei giorni scorsi, con una serie di indagini giornalistiche appunto del quotidiano Folha de S. Paulo, si è scoperchiato uno scandalo senza precedenti in Brasile che sta coinvolgendo la magistratura al più alto livello. Le rivelazioni sono state fatte dal giornalista Glenn Greenwald, noto per la sua carriera di sinistra e per aver scovato le irregolarità nel processo che aveva portato all'incarcerazione di Lula. In questa indagine, Greenwald ha lavorato in collaborazione con il collega Fabio Serapião: due giornalisti di sinistra e dalla professionalità indiscussa.

L'indagine ha portato alla luce una complessa rete di manovre legali e politiche utilizzate da Moraes quando presiedeva il Tribunale Elettorale Superiore, per perseguitare gli alleati di Bolsonaro. Le accuse descrivono in dettaglio come Moraes, con l'aiuto dei suoi consiglieri, abbia condotto indagini informali e prodotto dossier manipolati che sono serviti come base per decisioni giudiziarie controverse. Al centro delle denunce ci sono Airton Vieira, giudice istruttore del gabinetto di Moraes al Tribunale Supremo Federale, ed Eduardo Tagliaferro, ex coordinatore dell'Advisory speciale per la lotta alla disinformazione (AEED) del TSE, organismo strumentalizzato a fini politici.

Vieira, alleato di lunga data di Moraes, con il quale mantiene un'amicizia da oltre 30 anni, ha svolto un ruolo cruciale nell'articolare le indagini parallele. Le conversazioni tra Vieira e Tagliaferro, ottenute da Folha, rivelano come il gabinetto di Moraes al Tribunale Supremo Federale abbia utilizzato informalmente il TSE per produrre rapporti che, in pratica, avevano già obiettivi definiti: sostenere decisioni che prendevano di mira gli oppositori politici. Questa manipolazione non si limitava a un mero scambio di corrispondenza. Tagliaferro è stato invitato a «usare la creatività» nella preparazione dei rapporti, soprattutto contro i critici di Moraes, come la rivista Oeste, critica nei confronti dell'unione tra il PT e le corti superiori in Brasile. Tra gli obiettivi di questo dossieraggio e uso politico della magistratura c'erano anche giornalisti noti per le loro critiche all'STF e al sistema elettorale, come Rodrigo Constantino e Paulo Figueiredo, che sono stati particolarmente presi di mira.

Tuttavia, in larga misura l’uso di indagini e del dossieraggio a fini di eliminazione politica degli avversari aveva per obiettivo l’ex presidente Bolsonaro. Bolsonaro e la sua famiglia sono stati il bersaglio di diverse incursioni della polizia ordinate da Moraes, che ha anche deciso nel luglio 2023 di vietare a Bolsonaro di candidarsi per otto anni, dopo che l'ex presidente aveva espresso preoccupazioni per la sicurezza delle elezioni brasiliane. L'ex presidente sta anche affrontando indagini e incriminazioni ordinate sempre dal giudice Moraes che lo hanno privato del passaporto dallo scorso febbraio, intrappolandolo di fatto in Brasile. I messaggi rivelano anche una persecuzione diretta contro il deputato federale Eduardo Bolsonaro, Carla Zambelli e Bia Kicis.

Tutta l’ampia indagine giornalistica della Folha de S. Paulo prova che le decisioni giudiziarie prese contro leader politici, giornalisti e movimenti conservatori si fondavano su valutazioni politiche suffragate da dossier fatti di congetture e illazioni infondate, il che configura un'inversione della giusta logica giudiziaria e delle garanzie minime dello Stato di diritto.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Diversi politici, tra cui la senatrice Damares Alves, magistrati e noti giuristi hanno chiesto a gran voce che il Parlamento voti l’impeachment contro il procuratore Alexandre de Moraes e si avvii urgentemente una Commissione di indagine parlamentare che possa fare piena luce sull’accaduto e sulle eventuali connivenze e coperture politiche che tali misfatti hanno avuto. Visti gli strettissimi legami e la solida collaborazione tra l’attuale presidente Lula e Moraes crescono i dubbi sull’integrità e indipendenza della magistratura sia del Tribunale Supremo Federale sia di quello Elettorale che ha valutato le elezioni del 2022, in cui venne attribuita la vittoria ai partiti di sinistra e a Lula.

Solo così si capisce l’opera di distrazione massmediatica che Lula ha promosso in queste settimane con il suo attivismo, dall’irrealistica mediazione per la situazione del Venezuela che favorisce Maduro al patto strategico pluriennale con la Cina. Tuttavia, il parlamento brasiliano e l’intera società si trovano di fronte a un passaggio decisivo: è in gioco la difesa della democrazia e dello Stato di diritto e il pericolo non viene dalle destre conservatrici, bensì da magistrati schierati, socialisti e comunisti.



BOLSONARO

Brasile, elezioni contestate. Ma i giudici sono con Lula

25_11_2022 Luca Volontè

Dopo le elezioni presidenziali in Brasile, che hanno dato la vittoria a Lula, aumentano i dubbi sulla regolarità del voto. Ma la magistratura agisce come cane da guardia della sinistra, arrivando a bloccare i conti in banca di chi organizza le manifestazioni. E per controllare il voto, il compito spetta al giudice de Moraes, alleato di Lula.