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porpore

Diamo i numeri sul Sacro Collegio

Schiacciante maggioranza dei cardinali elettori nominati da Francesco. E questa è l'unica certezza di un futuro conclave dagli esiti imprevedibili.

Borgo Pio 14_03_2024
IMAGOECONOMICA - CARLO LANNUTTI

Il Sacro Collegio è cambiato drasticamente negli 11 anni di pontificato bergogliano. Cambiamento dovuto non solo all'anagrafe, che inevitabilmente e naturalmente porta molti porporati a lasciare prima il novero degli elettori e poi direttamente questa valle di lacrime. Ma anche e soprattutto al ritmo impresso da Papa Francesco con 9 concistori in 11 anni, stesso numero dei concistori wojtyliani che però furono diluiti in ben 27 anni (pur creando in totale molti più porporati).

A dare qualche numero è Andrea Gagliarducci su Catholic News Agency: «Se un conclave iniziasse oggi, ci sarebbero 94 cardinali elettori creati da Papa Francesco, 27 creati da Benedetto XVI e otto creati da Giovanni Paolo II»: in altri termini, la quota di cardinali nominati da Francesco avrebbe ben più dei 2/3 richiesti. Nel corso dell'anno tuttavia perderanno il diritto di voto 10 cardinali – compresi nomi "big" come Ladaria Ferrer (nominato da Francesco), O'Malley (nominato da Benedetto XVI) e Ouellet (nominato da san Giovanni Paolo II). Pertanto un eventuale conclave di fine anno sarebbe così composto: «i cardinali elettori creati da Papa Francesco saranno 91, mentre (...) ci saranno solo 22 cardinali creati da Benedetto XVI e sei da Giovanni Paolo II».

Certamente  "nomina bergogliana" non equivale a orientamento "bergogliano"; inoltre, questo pontificato ricco di concistori per la creazione di nuovi cardinali si è rivelato invece parco di concistori dedicati alla discussione e alla consultazione dei cardinali, ragion per cui molti di loro non hanno avuto grandi occasioni di incontro ed entreranno nella Cappella Sistina da perfetti sconosciuti. Resta infine l'ultima incognita: l'ipotesi di riforma del conclave con una quota di elettori laici che – qualora andasse in porto – con Francesco condividerà pure determinate agende, come ha dimostrato il Sinodo con la nomina di Luca Casarini.

La schiacciante maggioranza numerica di elettori nominati da Francesco sarà però l'unico dato certo di un futuro conclave dagli esiti imprevedibili. Come accadde in quel 13 marzo 2013 in cui dal cilindro, anzi dalla berretta di un elettorato quasi tutto di nomina wojtyliana-ratzingeriana uscì fuori un Papa che su più fronti ha rappresentato una rottura con i due predecessori.