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NATO

Crimini di guerra occidentali, una domanda su chi siamo

La BBC porta alla luce gli sconvolgenti crimini di guerra commessi dalle Forze Speciali britanniche in Iraq e Afghanistan e la complicità dei leader politici, che sapevano e non sono intervenuti. Fatti gravi che impongono delle domande su cosa sia oggi l'Occidente.

Editoriali 13_05_2025

Già nel 2022 la tv britannica BBC aveva pubblicato immagini di oltre 50 omicidi commessi dalle Forze Speciali britanniche (UKSF) in Afghanistan in sei mesi tra il 2010 e il 2011, provocando l’avvio di una indagine giudiziaria nel Regno Unito, ancora in corso. Ma ieri il programma Panorama della BBC ha trasmesso le testimonianze di ex membri delle Forze Speciali che per la prima volta raccontano dei crimini di guerra commessi dai propri commilitoni in Iraq e Afghanistan nel corso di oltre dieci anni (nella foto un frame di un video trasmesso dalla BBC). Esecuzione sommaria di prigionieri, uccisione indiscriminata di civili, di persone disarmate e di feriti, perfino bambini. Implicato è non solo il reparto delle SAS (Special Air Service), il più importante delle Forze Speciali, ma per la prima volta anche quello della Marina, le SBS (Special Boat Service). Gli stessi veterani di guerra parlano di barbarie, di ufficiali psicopatici, di regole d’ingaggio sistematicamente violate; addirittura i singoli squadroni tenevano il conto delle uccisioni in una sorta di macabra competizione.

Quella dei crimini di guerra compiuti da forze occidentali non è certo una novità: solo per restare in Iraq, si ricorderà lo scandalo nel 2004 del carcere di Abu Grahib, 20 km da Baghdad, dove le forze americane furono protagoniste di sistematiche torture nei confronti dei prigionieri. E sicuramente molte altre cose saranno ancora da rivelare.

Nella vicenda fatta ora emergere dalla BBC ci sono però due aspetti che vale la pena sottolineare e che non possono essere ignorati: anzitutto non si è trattato di casi isolati, di gruppi o squadroni fuori controllo come purtroppo tante altre volte è accaduto in teatri di guerra. Era invece il sistema, al punto che dalle testimonianze raccolte si può ritenere che le vittime debbano essere contate in migliaia: seppure non si possa dire che tutti i membri delle Forze Speciali abbiano commesso crimini, il coinvolgimento era molto ampio, non solo tollerato dai superiori ma addirittura incoraggiato, come dicono i veterani. Tutti comunque sapevano.

E sapevano, e questo è il secondo aspetto, anche i membri del governo: l’allora primo ministro David Cameron, che tra il 2010 e il 2013 si è recato ben sette volte in Afghanistan, era stato ripetutamente avvertito di quel che stava accadendo e aveva dovuto raccogliere le lamentele del presidente afghano Hamid Karzai: Cameron sapeva benissimo che c’erano accuse di esecuzione sistematica di civili, compresi bambini, perpetrate dalle Forze Speciali britanniche, come ha riferito alla BBC l’ex Consigliere afghano per la sicurezza nazionale, Rangin Dadfar Spanta. Di più, lo sapevano tutti i diplomatici e i capi militari occidentali - come ha riferito il generale Douglas Lute, ex ambasciatore statunitense alla NATO - tante erano state le proteste di Karzai.

È impossibile restare indifferenti davanti a queste rivelazioni. Sappiamo tutti che la guerra, ogni guerra, è anzitutto violenza, lutto, distruzione e teatro di crimini efferati. E distruzione degli uomini che la combattono, come dimostrano le pesanti conseguenze psichiatriche e psicologiche che subiscono quanti sono stati in prima linea. Sarebbe sbagliato prendersela solo con gli inglesi come se certe nefandezze riguardassero solo loro, per quanto le loro Forze Speciali vantino diversi precedenti del genere. Lo stesso Karzai ha parlato più volte di forze NATO, a sottolineare che c’è un coinvolgimento ben più ampio. Forse la BBC ha giornalisti più bravi a far emergere le verità che riguardano il loro Paese.

Ma che la barbarie diventi il pane quotidiano di quelli che siamo abituati a pensare come i “buoni”, non può non porci alcune domande. E che a coprire e avallare il tutto siano gli stessi leader politici che poi ci inondano con la retorica della libertà e della democrazia non fa che accrescere il senso di disagio.

Questo non significa che allora sono tutti uguali, che forze NATO e Taleban in fondo siano la stessa cosa, che non ci sia una differenza tra truppe occidentali e Isis. Non dimentichiamo che i Taleban hanno ucciso molti più civili afghani di quanto abbia fatto la NATO. Né si deve pensare che tutti i militari siano così o che tutti condividano questo modus operandi; ci sono anche grandi esempi di solidarietà, di generosità e di eroismo. Eppure questo non basta a rendere accettabile l’uccisione indiscriminata di civili da parte di truppe occidentali.

Tante volte si è detto in occasioni del genere che in Occidente, grazie alla democrazia e a una stampa libera, almeno queste cose emergono e sono condannate (anche se ben difficilmente, a onor del vero, i responsabili pagano). Cosa che non si può dire di eserciti islamisti e di truppe al soldo di Paesi autoritari, per cui ammazzare i civili è tutto sommato routine. E dove, quando a un giornalista viene in mente di raccontarlo, il minimo che può succedergli è di sparire. Ma anche questo non basta per sentirsi a posto, né è di alcuna consolazione per le popolazioni che queste violenze hanno subito.

Bisogna riconoscere che l’uomo non nasce buono e in un contesto oggettivamente abbrutente come la guerra dà il peggio di sé se non c’è una educazione al bene, a un sistema di valori che gli permetta di non perdere la propria dignità umana e di rispettare quella degli altri. E tale sistema di valori non è qualcosa che possa darsi l’uomo da solo.
Se l’Occidente ha una superiorità morale non è per la democrazia o la libertà, ma è perché la sua cultura poggia sul cristianesimo, su un evento che ha cambiato il corso della storia, che ha fatto conoscere il valore della persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. E più ci si allontana da questa radice più si perde il senso della dignità umana, la propria e quella degli altri.

Non ci si deve dunque stupire se un Occidente che torna al paganesimo – e apre le porte all’islam – vede aumentare la violenza, nella guerra e non solo. Anche la retorica bellicista che oggi domina in Europa, e la mancanza di un vero impegno per evitare le guerre o trovare soluzioni negoziali laddove le guerre sono già scoppiate, è figlia di questa cultura sostanzialmente anti-cristiana.

I crimini di guerra commessi e la complicità e l’ipocrisia dei leader politici sono una vergogna per tutti, ma sappiamo che le cose non cambieranno invocando leggi o cambiamento di governi. Solo una rinnovata decisione personale di ciascuno di noi a vivere seriamente la fede cattolica e a comunicarla agli altri potrà nel tempo invertire la rotta.