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Compagni di strada diabolici: Satanic Temple per l'aborto

La rivista Rolling Stone, in un intervento a firma di David S. Cohen, ha descritto ai suoi lettori la battaglia pro aborto da parte del Satanic Temple. Fra i principi dei satanisti "il proprio corpo è inviolabile" e ogni restrizione all'aborto viene considerata alla stregua di una violazione della libertà religiosa. Per questo si battono, finora senza successo, nei tribunali statali e federali negli Usa

Vita e bioetica 26_08_2020
Monumento fatto erigere dai Satanic Temple

Chissà se Joe Biden, il candidato democratico alla Casa Bianca le cui posizioni abortiste sono arcinote, racconterà nei suoi comizi elettorali delle prossime settimane quali siano i suoi compagni di viaggio nelle battaglie per i cosiddetti «diritti riproduttivi». Ma c’è da dubitare che lo farà, dato che nel fronte pro choice si trovano anche realtà abbastanza imbarazzanti in quanto espressioni, udite udite, del mondo satanista.

A darne conto, con un lungo articolo quasi celebrativo, è il noto giornale Rolling Stone che, in un intervento a firma di David S. Cohen, ha descritto ai suoi lettori la battaglia pro aborto da parte del Satanic Temple. Proprio così. Nel suo pezzo, Cohen – che presenta Satanic Temple come un gruppo religioso «che crede nella benevolenza e nell'empatia tra tutte le persone, rifiuta l'autorità tirannica e sostiene il buon senso e la giustizia» - ricorda come tale organizzazione, sulla base di asserite «motivazioni religiose», si stia battendo a favore dell’aborto no limits.

Nello specifico, il Satanic Temple ha tra i suoi principi fondanti la tesi secondo cui «il proprio corpo è inviolabile, soggetto solo alla propria volontà», con la conseguenza che l’aborto volontario senza limiti né restrizioni viene, in detta prospettiva, concepito come esercizio di «libertà religiosa». «Così come nessun cristiano accetterebbe un periodo di attesa obbligatorio prima di poter partecipare alla Comunione» - è il bizzarro argomento addotto da questa chiesa nera – «così i nostri membri hanno diritto alla libertà religiosa anche per praticare i nostri rituali».

Rolling Stone ricorda che il Satanic Temple, per conto di loro affiliate in gravidanza, aveva già tentato più volte di far valere le proprie istanze in seno ai tribunali statali e federali; in effetti, è almeno dal 2014 che questa chiesa si batte contro ogni limitazione all’aborto. Tutto ciò, finora, senza successo, come prova la sconfitta incassata nel 2019 davanti alla Corte del Missouri, che ha stabilito che la contestata legge sull'aborto di quello Stato non impone a nessuna gestante un'ecografia (anche se deve essere offerta) né di leggere (sebbene debba essere fornito) l'opuscolo di Stato sui diritti delle donne in gravidanza difficile o indesiderata.

Nel giugno di quest'anno, i giudici sempre del Missouri hanno altresì stabilito come gli affiliati di  Satanic Temple, non possano essere esentati dalle leggi statali generalmente applicabili solo perché le loro credenze religiose sono difformi dalla legge. A questo punto, scrive Rolling Stone, al Satanic Temple rimane comunque una carta importante: la Corte Suprema. Una via, evidenzia l’articolo di Cohen, che appare interessante soprattutto alla luce della dimostrata sensibilità al tema della libertà religiosa più volte mostrato dai giudici.

Tanto più, aggiunge sempre Rolling Stone, che c’è un precedente importante al quale appigliarsi e che potrebbe essere ribaltato. Stiamo parlando del caso Employment Division v. Smith (1990) con cui la Corte – con una majority opinion a firma dell’allora giudice conservatore Antonin Scalia – affermò che rientrava tra le prerogative dello Stato negare l’assegno di disoccupazione a chi fosse stato licenziato per aver violato una legge che rendeva illegale il possesso di peyote (un particolare cactus da cui possono estrarsi sostanze stupefacenti), anche se questi avesse affermato di averlo posseduto per motivi religiosi.

La Corte allora ritenne che, siccome lo Stato non aveva varato la norma per ledere la libertà di culto di un credo, nessuno avrebbe potuto sottrarsi al suo rispetto, essendo essa passibile di applicazione in maniera generale a chiunque – alla luce di una «neutral law of general applicability» - per qualunque motivo fosse stato trovato in possesso del peyote. Ora, se quel verdetto fosse ribaltato, sottolinea Rolling Stone, il Satanic Temple potrebbe veder riconosciuto l’aborto senza limiti come un «diritto di libertà religiosa».

Inutile dire che si tratterebbe di un’assurda forzatura logica prima che etica, dal momento che in un’ottica satanista l’aborto viene celebrato più come un sacrifico umano – quale a tutti gli effetti è -, che come un esercizio di culto in senso generale. L’auspicio è quindi che qualsivoglia, futura istanza giudiziaria del Satanic Temple possa naufragare al pari, del resto, delle precedenti. Anche se, comunque vada, questo gruppo di celebratori di Satana non sembra in alcun modo intenzionato a mollare la presa: per loro, la lotta contro il diritto alla vita è un’assoluta priorità. E sarebbe bello – cosa ci tocca dire - che in casa cattolica, vincendo la timidezza che regna sui temi etici, si prendesse esempio da cotanta determinazione battendosi con pari energia, in direzione opposta.