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INTERVISTA ALLA MAMMA

«Chi è per la vita si alzi per salvare Tafida e i bimbi disabili»

«Se Tafida può vivere in queste condizioni per 20 anni, come dicono i medici, e io dico di essere felice di sacrificare la mia carriera per prendermi cura di mia figlia, perché gli stessi medici lo vogliono impedire? Solo perché è disabile?». Shelina Begum, madre della bambina inglese in stato di minima coscienza a cui il Royal London Hospital vuole staccare il supporto vitale e impedire il trasferimento al Gaslini di Genova, parla in un’intervista alla Nuova Bussola e lancia un appello alle religioni perché proteggano insieme le vite più fragili. Oggi inizia la settimana in cui il giudice MacDonald emetterà, come annunciato, la sua sentenza.
- ENGLISH VERSION: THE INTERVIEW WITH TAFIDA'S MOTHER
- E DAL CANADA ECCO L'EUTANASIA PER DEPRESSIONE: LA STORIA DI NICHOLS, di Giuliano Guzzo

Vita e bioetica 30_09_2019

«Quello che voglio dire è che il mondo intero, tutte le religioni si uniscano per lottare contro questa realtà che colpisce i disabili. Davvero non possono fare una cosa del genere. Non possono porre fine così alla vita di una persona». Ci risponde al telefono con voce accorata Shelina Begum, madre di Tafida Raqeeb, la bambina inglese di 5 anni ricoverata in stato di minima coscienza al Royal London Hospital, in conseguenza di un’emorragia cerebrale patita il 9 febbraio.

Per la vita della piccola queste sono ore decisive, visto che oggi inizia la settimana in cui il giudice Alistair MacDonald, secondo quanto comunicato a conclusione dell’udienza davanti all’Alta Corte (9-13 settembre), renderà nota la sua decisione. Due sono le istanze, opposte, prese in esame dal tribunale britannico. Da un lato, c’è la richiesta della famiglia, che vuole giustamente proseguire tutte le cure necessarie per Tafida e trasferirla in Italia, dove l’ospedale pediatrico Gaslini ha già dato da tempo la disponibilità ad accoglierla. Dall’altro, c’è l’istanza del Royal London Hospital (facente capo al Barts, un trust del servizio sanitario britannico), che vuole staccare il ventilatore che aiuta Tafida a respirare e rifiuta di concedere il trasferimento.

Vikram Sachdeva, l’avvocato che tutela gli interessi della bambina (rappresentata da una familiare), ha puntato, insieme al collega David Lock (legale dei genitori), al riconoscimento del diritto alla libera circolazione delle persone nell’Unione Europea. Dal canto suo, il National Health Service - come già accaduto con altre strutture sanitarie del Regno Unito nell’eutanasia di Stato verso Charlie Gard, Isaiah Haastrup e Alfie Evans - continua a sostenere che “il miglior interesse” di Tafida sia morire. E per riuscire più facilmente a imporre questa volontà ha già tentato invano, qualche giorno prima che iniziasse l’udienza, di strappare la rappresentanza legale di Tafida alla famiglia (clicca qui), sostenendo che quest’ultima - in ragione della sua fede islamica - non sarebbe in grado di tutelare la piccola.

I genitori Mohammed, consulente edilizio, e Shelina, avvocato, entrambi di origini bengalesi, chiedono quindi aiuto nella battaglia per la vita della figlia, sia con la preghiera, sia con un sostegno economico per le spese legali (è stata creata una pagina ad hoc per la raccolta fondi), sia facendo conoscere la storia di Tafida, che interessa i bambini e i disabili di tutto il mondo. La Nuova Bussola ha intervistato Shelina.

Shelina Begum, come sta Tafida?
Tafida sta bene e fa progressi, come si può vedere anche dai video sulla pagina Facebook “Save Tafida”. Spero che il giudice conceda il trasferimento in Italia, per darle la possibilità di continuare a vivere.

E lei e suo marito come state?
Sa, Tafida era una bambina in perfetta salute, vivace, prima che accadesse tutto questo. Per noi, come famiglia, è un po’ come sentirsi morire ogni giorno, per quello che sta attraversando e per l’idea che i medici vogliano staccarle il supporto vitale: questo mi uccide, mi distrugge. Lei è la mia bambina, il suo trasferimento lo pagheremmo noi, quindi perché glielo stanno impedendo?

Crede che nel Regno Unito abbiano perso il senso del valore della vita?
Penso di sì, lo stanno perdendo sempre di più. Ora, io sono felice di stare nel Regno Unito, la nostra è già la terza generazione, ma sono indignata per quello che sta succedendo con il National Health Service (NHS, il servizio sanitario britannico, ndr). Non si dà valore ai disabili, ai bambini disabili. Sono visti come un peso per lo Stato. Il valore della vita è stato perso e penso che lo perderanno ancora di più. È solo una questione di tempo prima che passi il progetto di legge sull’eutanasia.

Lei, come madre, sta soffrendo ogni giorno. Ma è anche una donna che spera: da dove proviene questa speranza?
Da Tafida, mia figlia. Lei mi dà la speranza. Lei sta combattendo, lei mi dà speranza.

Sta ricevendo aiuto in questa battaglia dalla comunità musulmana e anche da quella cristiana?
Sì, da loro e anche dagli ebrei e non solo. In questo momento la campagna per la vita di Tafida sta crescendo. Anche Tafida ha fede, e coloro che vogliono staccarle il supporto vitale stanno attaccando anche la religione. Perciò, quello che voglio dire è che il mondo intero, tutte le religioni si uniscano per lottare contro questa realtà che colpisce i disabili. Davvero non possono fare una cosa del genere. Non possono porre fine così alla vita di una persona.

Crede che quanto sta avvenendo, il fatto che si tratti così una vita fragile, rifletta anche in generale la perdita di fede?
Nel Regno Unito oggi c’è molta poca fede. Le persone stanno perdendo la fede.

È fiduciosa per la sentenza?
Sì, sono molto fiduciosa: i miei avvocati hanno detto che il caso di Tafida è molto insolito nel Regno Unito, perché non sarebbe nemmeno dovuto arrivare in tribunale e questo perché gli stessi medici hanno detto che lei potrebbe vivere 20 anni. I medici dicono che le sue condizioni possono non migliorare ma che può vivere per 20 anni. Ma vogliono porre fine alla sua vita. Ora, se lei può vivere in queste condizioni per 20 anni e io dico di essere felice di sacrificare la mia carriera, la mia vita, per prendermi cura di mia figlia, perché lo vogliono impedire? Tafida continua a migliorare ogni giorno, ma anche se dovesse rimanere in queste condizioni perché dovrei porre fine alla sua vita? Solo perché è disabile? Certamente farla morire non è il suo “miglior interesse”.

Prima di Tafida ci sono stati i casi dei piccoli Charlie, Isaiah e Alfie. I vostri avvocati, per evitare che i loro casi vengano usati come un precedente giudiziario, stanno proprio sottolineando le differenze, come appunto la diversa aspettativa di vita.
Sì. Quello nostro è il quarto caso conosciuto… ma sono certa che ci sono molti altri bambini in situazioni simili. Dobbiamo combattere anche per loro. Tafida scriverà la storia del Regno Unito.

(Articolo con la collaborazione di Patricia Gooding-Williams)

AGGIORNAMENTO: La sentenza sarà resa nota giovedì 3 ottobre. Lo comunica la famiglia attraverso la pagina Facebook "Save Tafida".