Chi canta prega due volte: le speranze di Muti su Papa Leone
Il direttore d'orchestra auspica che il Pontefice agostiniano possa favorire il ritorno del grande patrimonio musicale della Chiesa. «I grandi santi», ricorda, «andavano incontro al martirio cantando, non strimpellando».

Riccardo Muti è speranzoso su Leone XIV per il ritorno della musica sacra. Ed è innanzitutto su Sant'Agostino che si fonda la speranza del direttore d'orchestra – in prima fila tra quanti lamentano che il grande patrimonio musicale della Chiesa è sparito dalle chiese, dove prevalgono canzonette inadatte al culto, che oscillano tra ritmi profani e contenuti banali.
Non è un problema (solo) di estetica, ma soprattutto di spiritualità: «I grandi santi della cristianità andavano incontro al martirio cantando, non strimpellando. Il declino della musica in chiesa è uno degli aspetti di un fenomeno più ampio». Quale? «In Occidente c'è da decenni un crollo del sacro», spiega ad Aldo Cazzullo, che lo intervista sul Corriere della Sera. «Spero proprio che Papa Leone possa riportare questo concetto di Sant'Agostino nelle chiese: cantare è proprio di chi ama».
A Muti il nuovo Papa piace «moltissimo. Mi fa ben sperare per il ritorno della musica sacra in chiesa», rivela, specie dopo l'indifferenza musicale del precedente pontificato: «I concerti in Vaticano sono pressoché spariti. Gli ultimi furono con Benedetto XVI. Non si è fatto nulla per riportare la grande musica sacra rinascimentale e gregoriana nelle chiese, dove ancora regnano sovrani strimpellatori e testi imbarazzanti». Muti confida anche nella spiritualità di Leone XIV: «Ora per fortuna abbiamo un Papa agostiniano. Che certo conosce quest’altra frase di Agostino: “Bis orat qui cantat”, chi canta prega due volte».
Se ne è già avuto un indizio nei primi dieci giorni di pontificato: mentre Francesco non intonava praticamente nulla (all'epoca si disse che il gesuita «nec rubricat, nec cantat»), con Leone è tornato il canto del Regina Caeli, della benedizione o di alcune parti della Messa. Troppo presto per dire che "la musica è cambiata", ma almeno l'antifona sì.