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IN ECCLESIARUM COMMUNIONE

Bergoglio si 'prende' più che mai la sua diocesi

Papa Francesco non si ferma e nella solennità dell'Epifania rende pubblico il provvedimento atto a riordinare il vicariato di Roma. Si carica sulle spalle già gravate dal governo della Chiesa universale anche le questioni della diocesi di Roma. Insomma, non va nella direzione di chi si prepara a fare l'emerito.  

Ecclesia 09_01_2023

The show must go on. Questa, un po' brutalmente, è l'impressione avuta venerdì scorso nell'apprendere della pubblicazione della costituzione apostolica “In ecclesiarum communione” ventiquattr'ore dopo i funerali di Benedetto XVI. Papa Francesco non si ferma e nella solennità dell'Epifania ha deciso di rendere pubblico il provvedimento con cui intende riordinare il vicariato di Roma. 

Non era un mistero che Bergoglio manifestasse più di un mal di pancia riguardo alla gestione della sua diocesi. Dopo il clamoroso strappo di ormai tre anni fa sulla chiusura delle chiese romane, con il cardinale vicario intervenuto pubblicamente a precisare che il decreto era stato deciso dopo aver consultato il Papa, quasi tutti davano per scontata la sostituzione di Angelo De Donatis. Ancora nell'ultima primavera nei sacri palazzi si dava quasi per certo l'avvicendamento del prelato di Casarano con il cardinale Augusto Paolo Lojudice. L'arcivescovo di Siena, infatti, oltre ad essere originario della Capitale è stato già vescovo ausiliare del settore sud ed in questa veste ha saputo guadagnare la stima di Francesco. 

Contro ogni pronostico, però, la promozione dell'ex parroco di Tor Bella Monaca - in lizza anche per la presidenza della Cei poi andata all'altro romano, il cardinale Matteo Maria Zuppi - non c'è stata. Tuttavia, il 2023 si apre ugualmente all'insegna dell'amarezza per il cardinale De Donatis dopo la non brillante chiusura del 2022 per le polemiche relative alla sua presa di posizione ultra-garantista sul caso Rupnik. La nuova costituzione apostolica, infatti, ridimensiona notevolmente il suo potere come si evince eloquentemente da alcuni articoli quando ad esempio si puntualizza che il cardinale vicario "non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima" riferito al Papa. Nella direzione di un depotenziamento del ruolo del vicario, inoltre, va l'attribuzione di nuove funzioni al vicegerente - non più arcivescovo - che sarà il siciliano Baldassarre Reina detto don Baldo, già rettore del seminario di Agrigento e nominato solo pochi mesi fa ausiliare a Roma. 

Sin dal suo esordio vestito di bianco dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, Francesco ci aveva tenuto a presentarsi prima di tutto come vescovo di Roma dicendo che la comunità diocesana di Roma aveva da quel momento il suo vescovo e con una specifica menzione sull'aiuto che gli avrebbe dato il suo cardinale vicario, all'epoca Agostino Vallini. Con la “In ecclesiarum communione”, Bergoglio si 'prende' più che mai la sua diocesi, avocando a sé l'ultima parola persino sulla nomina sostanziale dei candidati all’ufficio di parroco. Il Papa, dunque, accentra a sé ogni decisione pastorale, amministrativa e finanziaria della diocesi di Roma e prende l'impegno di presiedere il consiglio episcopale che deve riunirsi almeno tre volte al mese. Anche i vescovi ausiliari non sono più ausiliari del vicario ma vicari episcopali del vescovo di Roma. Francesco, dunque, si carica sulle spalle già gravate dal governo della Chiesa universale anche le questioni di ordinaria amministrazione della diocesi di Roma.

Una decisione che sembra avere un filo rosso con quel primo saluto pronunciato a piazza San Pietro il 13 marzo 2013 e che potrebbe averlo anche con le dichiarazioni fatte sul suo futuro dopo un'eventuale rinuncia: la scorsa estate, infatti, al canale streaming ViX di Televisa Univision aveva detto che in caso di dimissioni sarebbe rimasto a vivere a San Giovanni in Laterano e che avrebbe mantenuto soltanto il titolo di vescovo emerito di Roma. La nuova costituzione apostolica che aumenta la sua presa sulla diocesi pare smentire le previsioni di chi crede che, dopo la morte di Benedetto XVI, Francesco potrebbe ritirarsi. Le decisioni prese, infatti, non vanno nella direzione di chi si prepara a fare l'emerito.