«Grave accusarci di scisma, molti cardinali sostengono i Dubia»
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Il Convegno della Bussola "La Babele sinodale" ha visto protagonista il cardinale Burke che non ha mancato di rivolgere una stilettata al prefetto per la Dottrina della Fede, Fernandez: «Grave che ci accusi di scisma». Il canonista Murray lamenta che il Sinodo smetta di essere di natura episcopale; Fontana: «Manca il tema metafisico».
The Day After. Il giorno dopo la pubblicazione dei dubia, il cardinale Raymond Leo Burke non rinuncia a partecipare al convegno "La Babele sinodale" organizzato da "La Nuova Bussola Quotidiana". Al teatro Ghione di Roma, 600 metri di distanza da Santa Marta, il patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta è l'uomo più atteso all'evento che segna anche il lancio del mensile cartaceo della Bussola. Oltre a lui, introdotti dal direttore Riccardo Cascioli, hanno parlato il canonista padre Gerald E. Murray e il professore Stefano Fontana, rispettivamente con un'analisi sull'Instrumentum Laboris e con una relazione su "il modernismo filosofico della nuova sinodalità". Gli interventi verranno pubblicati dalla Bussola in versione integrale nei prossimi giorni.
Davanti ad una folta presenza dei media italiani ed internazionali, il cardinale paragona il Sinodo che apre oggi la sua prima sessione a quel Cammino Sinodale che ha rischiato seriamente di spaccare la Chiesa in Germania. «È (...) per lo meno singolare di dire che non si sa in che direzione andrà il sinodo, quando è così chiaro che la volontà è quella di profondamente modificare la costituzione gerarchica della Chiesa», afferma Burke incassando l'applauso di un pubblico formato in maggioranza da laici. É difficile non intercettare sul volto del porporato statunitense un'espressione di sofferenza per la situazione che denuncia nel suo discorso. Non a caso, Burke usa l'avverbio «drammaticamente» per rimarcare che «la teologia morale ha perso tutti i suoi punti di riferimento».
Riccardo Cascioli, moderatore del convegno, gli riconosce il ruolo di «bussola» della comunità di fedeli che si sente smarrita di fronte alle istanze più oltranziste dell'agenda sinodale. Ad applaudirlo, in prima fila, anche il cardinale Robert Sarah che con lui ha firmato i nuovi dubia al Papa. Oltre a loro, gli altri firmatari sono i cardinali Walter Brandmüller, Juan Sandoval Íñiguez e Joseph Zen, «ciascuno proveniente da diversi continenti», ricorda correttamente Burke.
Nel suo intervento, però, il cardinale ci tiene a precisare - ed è una notizia - che «molti fratelli dell'episcopato e anche del Collegio cardinalizio sostengono questa iniziativa, anche se non sono nella lista ufficiale dei firmatari». Dunque il timore che «un certo numero di punti fondamentali appartenenti al deposito della Fede (...) oggi vengono messi in discussione» sembra non essere più esclusiva di una sparutissima minoranza di cardinali tradizionalisti, categoria in cui la narrativa prevalente li ha superficialmente confinati. E l'assenza di altri nomi tra i firmatari, fa capire Burke, si deve più che altro a motivi di opportunità.
Numerosi i passaggi tratti dai documenti del Concilio Vaticano II che il cardinale cita nel suo intervento, così come nei quesiti inviati il 10 luglio e riproposti a Francesco il 21 agosto. Le preoccupazioni dei firmatari sugli esiti del Sinodo che si apre oggi, infatti, richiamano proprio al rispetto di quegli insegnamenti che permettono, come ebbe a dire Benedetto XVI, «alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta».
E a proposito di Ratzinger, l’ex capo della Segnatura apostolica dà l’idea della discontinuità che c’è stata all’ex Sant’Uffizio rispetto a quando era il tedesco a guidarlo e lo fa nel passaggio in cui invita a riflettere sulla “gravità della situazione ecclesiale quando il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede accusa di eresia e scisma quelli che chiedono al Santo Padre di esercitare l’Ufficio Petrino per salvaguardare e promuovere il depositum fidei”. Il riferimento è alle critiche rivoltegli da Victor Manuel Fernandez nell’intervista a Edward Pentin. Burke lo definisce un “errore fondamentale”.
Le parole di Burke, così come quelle di Stefano Fontana che ha lamentato la mancanza di «un accostamento al tema di tipo metafisico» e di padre Gerald E. Murray che ha evidenziato che se «membri non-vescovi aventi diritto di voto vengono introdotti in un'assemblea dei vescovi con diritto di voto, l'assemblea cessa di avere natura episcopale», non possono essere interpretate come una sfida per colpire Francesco, ma piuttosto come un atto di parresia nell'ambito del dibattito ecclesiale da non delegittimare e che lancia un allarme sentito, come dimostrato anche dalla partecipazione di ieri.