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La statua e la maternità, segno di contraddizione da lapidare

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La statua della donna che allatta è segno di contraddizione perché richiama un gesto naturale odiato dai rivoluzionari, ma anche un archetipo religioso. Per questo è stata “lapidata” e con lei lo stesso concetto di maternità.

Attualità 16_04_2024

«Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo» (Atti 7, 57-58). Si parla del protomartire Stefano, ma si parla anche dei giorni nostri. Ogni volta che la verità viene affermata diventa intollerabile per le orecchie abituate alla voce della menzogna, scatta il sistema immunitario del politicamente corretto, che negli ultimi tempi si è fatto ancor più sensibile.

La vicenda è nota: la figlia della scultrice, ormai scomparsa, Vera Omodeo dona alla città di Milano una statua della madre dal titolo Dal latte materno veniamo che raffigura una donna che allatta. La statua è la novella Stefano, i lapidatori sono i membri della Commissione tecnica del Comune che hanno rifiutato il dono. La statua non verrà posta in piazza Eleonora Duse come inizialmente auspicato. Queste le ragioni addotte dalla Commissione: «La scultura rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, ragion per cui non viene dato parere favorevole all’inserimento in uno spazio condiviso». Si suggerisce di donarla ad un ente privato affinchè «sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose».

Il sindaco Sala esprime il proprio dissenso: «Chiederò alla commissione di riesaminare il parere mi sembra una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale». Gli fa eco la figlia dell’artista, Serena Omodeo-Salè: «Quali siano i messaggi e i valori non condivisibili dal momento che la statua è del tutto priva di riferimenti religiosi: non procederemo alla donazione se la statua non sarà visibile alla cittadinanza». Interessante il parere di Vittorio Sgarbi: «Il tema della maternità è universale e comunque l’iconografia della madre che allatta è trasversale a tutta la storia dell’arte, basti pensare alla Madonna con bambino rappresentata da duemila anni. Tutti veniamo da una madre e l’idea che questo valore sia da respingere riguarda solo la mancanza di sensibilità da parte di chi si trova a decidere a Milano su questo tema. […] La presa di posizione della Commissione è pretestuosa e segue tematiche Lgbtq+ che niente hanno a che fare con l’arte».

Partiamo proprio dalle parole del critico d’arte. Come è possibile sostenere che la maternità non sia tema universale dato che tutti veniamo dall’utero di nostra madre? L’evidenza può essere cancellata solo dall’ideologia, in questo caso quella che vuole tutelare le rivendicazioni LGBT. Quella donna che allatta esclude automaticamente le coppie gay maschili e gli uomini trans che si credono donna. E questo per i militanti arcobaleno è inaccettabile. I tecnici del Comune hanno pensato a loro quando hanno espresso il loro parere negativo.

Curioso poi il riferimento alle sfumature religiose della statua. Su questo la Commissione ha ragione da vendere. Attenzione ai passaggi argomentativi. La maternità è chiaramente fenomeno naturale, il più naturale che si possa immaginare. Però Cristo ha redento e quindi informato di trascendenza tutta la realtà naturale, compresa la maternità. La prima maternità ad essere divinizzata, trascesa, è ovviamente quella di Maria. L’iconografia sterminata della Madonna che allatta ha significato insieme naturale e soprannaturale proprio perché Gesù è vero uomo e vero Dio.

Quindi il naturale con Cristo diventa soprannaturale – religioso per dirla con i tecnici di Milano – ma nello stesso tempo il soprannaturale svela agli uomini il senso profondo e naturale della maternità. È come per Gesù: vero Dio, ma anche vero uomo, ossia la perfezione dell’umano è espressa in Lui, è il paradigma perfetto dell’Uomo. Così la maternità di Maria è il paradigma perfetto della maternità. Ogni maternità, ogni mamma deve guardare a lei perché esempio perfetto. Non solo, ma da lei discende ogni maternità perché se è vero che discendiamo da Adamo, è anche vero che discendiamo da Gesù, il nuovo Adamo, e Gesù è figlio di Maria.

Ecco allora che ogni madre che allatta ed ogni immagine di madre che allatta inevitabilmente rimanda a Maria, perché è lei il paragone eccellente ed insuperabile ed è lei la fonte di ogni maternità, grazie a Gesù. Dunque non solo ogni figura artistica di donna che porge il seno al figlio rinvia implicitamente all’iconografia mariana, perché ormai nostro portato culturale, ma quel gesto, anche per la donna cinese che lo compie, trova il suo fondamento soprannaturale in Maria che allatta.

Ecco allora che la statua della Omodeo diventa giustamente segno di contraddizione perché non solo richiama un gesto naturale – e natura è termine odiato dai rivoluzionari perché è un apriori non voluto dalla libertà dell’uomo e che quindi non si può piegare alla sua volontà – ma richiama anche un archetipo religioso sia per motivi culturali legati all’iconografia classica sia per motivi teologici, perché tutto ciò che è naturale viene da Dio ed è stato da Lui salvato. I tecnici di Milano, perciò, ci hanno visto giusto ed è per questo che hanno deciso di lapidare la statua dello scandalo e, con lei, lo stesso concetto di maternità.