Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Tutti i Santi a cura di Ermes Dovico
ORA DI DOTTRINA

Il Catechismo è via all’incontro con Gesù

Riprendere il Catechismo e insegnarlo è urgente, perché molto spesso oggi la fede è ridotta a puro sentimento personale. Affermare “Io credo” significa aprire il proprio cuore sotto l’influsso della grazia al contenuto oggettivo che Dio rivela e al quale concediamo il nostro assenso. All’insegnamento viene opposta oggi l’esperienza, ma non si può fare esperienza di Dio se non attraverso l’insegnamento.

Catechismo 28_11_2021 English Español
Cardinl Sarah

In tanti miei interventi e nei miei libri ho continuamente detto che l’attuale crisi che investe la Chiesa e il mondo è radicalmente una crisi spirituale, ovvero una crisi della fede. Il mondo moderno ha rinnegato Cristo. Nella Chiesa viviamo il mistero del tradimento, il mistero di Giuda. Soprattutto noi cattolici abbiamo allontanato Dio dalla nostra vita. Abbiamo abbandonato la preghiera, la dottrina cattolica viene messa in dubbio. Il relativismo che impera nel mondo è entrato prepotentemente nella Chiesa.

La celebrazione domenicale del giorno dell’Eucarestia del Signore, un precetto morale che obbliga di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della Sua benevolenza universale verso gli uomini (Ccc 2176-2177) è molto trascurato o celebrato in modo teatrale e superficiale

La risposta a questa situazione non sta in un nostro progetto o in un nostro sforzo per purificare la Chiesa. La Chiesa si riforma incominciando a cambiare noi stessi. Gesù ha sete di unità. È nell’unione con Gesù Cristo che rinasce la fede e si fonda l’unità della Chiesa. E l’unità della Chiesa ha la propria sorgente nel cuore di Gesù Cristo. Dobbiamo restargli vicino, dobbiamo rimanere in Lui. 

Come ho già avuto modo di scrivere in “Si fa sera e il giorno ormai volge al declino”, l’unità della Chiesa si fonda su quattro pilastri: la preghiera, la dottrina cattolica, l’amore verso Pietro e la carità reciproca. Senza la preghiera, senza l’unità con Dio, ogni tentativo di consolidamento della Chiesa e della fede risulterà vano. Ma siccome la Nuova Bussola Quotidiana lancia questa iniziativa di lezioni di catechismo, mi vorrei soffermare sul significato della dottrina cattolica.

La fonte della nostra unità ci precede e ci viene offerta: è la Rivelazione che abbiamo ricevuto che recita così: “I fratelli erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”(Att.2,42). A questa dobbiamo essere fedeli e il popolo cristiano ha diritto a un insegnamento chiaro, fermo e sicuro. L’unità della fede implica l’unità del Magistero nel tempo e nello spazio. Quando ci viene trasmesso un insegnamento nuovo esso deve sempre venire coerentemente interpretato con quello che l’ha preceduto. La fede è sì un atto intimo, personale e interiore ma è al contempo un’adesione a un contenuto oggettivo che non abbiamo scelto noi. Con la fede noi compiamo un atto mediante il quale decidiamo di affidarci totalmente a Dio in piena libertà. Affermare “Io credo” significa aprire il proprio cuore sotto l’influsso della grazia al contenuto oggettivo che Dio rivela e al quale concediamo il nostro assenso. Allora la fede diventa pubblica testimonianza, perché il nostro atto di fede non può mai rimanere puramente privato. La fede può essere professata solo nella Chiesa, con la Chiesa, la quale ci trasmette la conoscenza integrale del Mistero, i contenuti da conoscere e da credere.

Purtroppo il relativismo dominante nel mondo è talmente penetrato nella Chiesa al punto che molto spesso la fede è ridotta a puro sentimento personale; ma così la si rende incomunicabile, la si separa dalla Chiesa e la si svuota di ogni contenuto. Per questo oggi riprendere il Catechismo, conoscerlo, insegnarlo, è urgente. L’insegnamento del catechismo non si riduce a una conoscenza intellettuale dei suoi contenuti. Favorisce un vero incontro ed una Santa intimità con Gesù che ci ha rivelato queste verità. Fintantoché non abbiamo incontrato fisicamente Gesù non siamo veramente cristiani. All’insegnamento viene opposta oggi l’esperienza, ma non si può fare esperienza di Dio se non attraverso l’insegnamento. Dice San Paolo ai Romani (10,14): «Come potranno credere senza averne sentito parlare?». Il venir meno della catechesi porta i cristiani ad alimentare una certa confusione attorno alla fede. Alcuni scelgono di credere a un articolo del Credo rifiutandone un altro. Si arriva persino a realizzare dei sondaggi circa l’adesione dei cattolici alla fede cristiana. La fede non è una bancarella del mercato dove si può scegliere la frutta e i legumi più convenienti. Ricevendo la fede riceviamo interamente Dio la Sua Parola, la Sua Dottrina, il Suo insegnamento.

Siamo chiamati ad amare il nostro catechismo. Se lo riceviamo non solo con le labbra ma anche con il cuore, allora attraverso le formule della fede potremo realmente entrare in comunione con Dio.

È ora di strappare i cristiani al dilagante relativismo che anestetizza i cuori e addormenta l’amore. Diceva Henri de Lubac: «Se oggi l’eretico non ci incute lo stesso timore che incuteva ai nostri antenati, è davvero perché abbiamo nel cuore più carità?  O piuttosto ciò avviene perché molto spesso l’oggetto della disputa, e cioè l’esistenza stessa della nostra fede, non ci interessa più anche se non osiamo dircelo? (…) Allora, di conseguenza, l’eresia non ci turba più, o almeno non ci sconvolge più nella misura in cui ci sconvolgerebbe chi tentasse di strapparci via l’anima. (…) Ahimé! Non sempre è cresciuta la carità, o è diventata più illuminata: spesso è la fede che è diminuita, ed è diminuito il gusto per le cose eterne».

È ora che la fede diventi per i cristiani il tesoro più intimo e più prezioso. Pensiamo a tutti i martiri morti per la purezza della loro fede all’epoca della crisi ariana: per confessare che il Figlio non è solo simile al Padre, ma consostanziale con Lui, quanti vescovi, sacerdoti, monaci o semplici credenti hanno sofferto la tortura e la morte. È in gioco il nostro rapporto con Dio e non solo delle dispute teologiche. Sulla nostra apatia di fronte alle deviazioni dottrinali si misura la tiepidezza che si è insinuata tra noi.

Dobbiamo bruciare d’amore per la nostra fede, non la dobbiamo infangare e annacquare in compromessi mondani. Non dobbiamo mistificarla e corromperla, ne va della salvezza delle anime, le nostre e quelle dei nostri fratelli.

* Cardinale, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti